Quando nel 1972 debuttò in edicola in Italia un inserto di posta del cuore per uomini gay

Le confessioni (ma soprattutto le risposte) di Giò Stajano

09 Giu 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

giò stajano gay

In occasione del Pride Month (e dopo aver svelato com’è nata la bandiera arcobaleno e perché Sylvia Rivera è considerata un pilastro) ecco un’altra curiosità in merito alla comunità LGBT+, ovvero quando in Italia debuttò su Men (il primo settimanale per soli uomini) una rubrica per cuori solitari gay. Era il 1972.

Men, com’è tutt’ora, è un settimanale rivolto principalmente ad uomini che amano le belle donne, il fitness e la forma fisica, per questo motivo la rubrica a tinte gay è stata in qualche modo un’apertura. A rispondere alle lettere era Giò Stajano, nipote di un gerarca fascista, dal 1983 prima transessuale italiana famosa.

Per oltre vent’anni però (a cavallo fra gli anni ’60 e ’80) Giò Stajano, prima di fare coming out come donna transessuale, raccontò in numerosi libri gli eccessi e gli sfarzi della vita della Capitale e nell’opera Meglio l’uovo oggi, scrisse in maniera non troppo velata della presunta omosessualità dell’ex Re d’Italia, Umberto II, chiamato col nomignolo Umbertina.

Quando nel 1972 debuttò in edicola in Italia un inserto di posta del cuore per uomini gay

Alcune lettere pubblicate su Men sono state riprese questa settimana da Repubblica.

«Sono un ragazzo di 16 anni e leggo Men con entusiasmo, perché è l’ unica fonte di sollievo per me che sono omosessuale. Sì, sono uno di quelli che la società ripudia. Talvolta vorrei gridare, perché non resisto più. Cerco di evitare gli sguardi dei passanti per non tradirmi, rendendomi più maschio possibile, ma la paura è tanta. La società mi fa sentire uno sporco essere. Cerca di darmi un consiglio, caro Giò».

E Giò – punto di riferimento di tanti uomini segretamente omosessuali – rispondeva su Men con la sua classica ironia sdrammatizzando il più possibile:

«Si lavi con un buon detersivo. Magari uno di quelli che danno il pulito che più pulito non si può. Così non si sentirà sporco e magari la inviteranno a partecipare a qualche spot pubblicitario in tv. Ma non si lasci tentare a cambiare un fustino con due fustoni. Altrimenti si tradirà subito».

Ed ancora:

«Caro Giò, pensi che io possa guarire, magari rivolgendomi a uno psicologo? O sarò eternamente costretto ad amare uomini?».

La sua risposta:

«Si tranquillizzi, le garantisco che non sarà costretto ad amare uomini eternamente, ma al massimo per un’ ottantina d’ anni, se al momento ne ha 18».

Oppure:

«Sono stufo di giustificare alla mia famiglia il mio celibato arrancando scuse, che posso fare?».

La sua risposta:

«Dichiari piuttosto di aver fatto voto di castità. Lo dicono anche i preti e gli credono tutti. Perché non dovrebbero credere a lei, scusi?».

Le lettere erano così tante che Giò non riusciva a pubblicarle tutte. A volte scriveva solo la sua risposta: «Astenendosi dal seguire il suo struggente desiderio di far l’amore con gli uomini, per paura di “diventare” omosessuale, lei si comporta come chi si astiene dal girare i fogli del calendario per paura di “diventare” vecchio». Oppure: «Masturbarsi da solo, dopo essere stato eccitato dalla compagnia della sua fidanzata, non è segno d’omosessualità. A meno che la fidanzata non abbia i baffi alla tartara e si chiami Pasquale». E ancora: «Non so indicarle un fornitore di peni artificiali. Quelli che conosco io li forniscono tutti autentici».

Recentemente è stato Giovanni Ciacci a parlare in un libro di Giò Stajano.

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