Giacomo cacciato di casa perché gay: “Picchiato e insultato da mia madre e mio zio, sono finito al pronto soccorso”

Dopo Malika, anche Giacomo racconta una bruttissima storia di omofobia in famiglia.

23 Apr 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

A dimostrazione del fatto che quello di Malika non è assolutamente un caso isolato, la tv locale Teletruria ha intervistato Giacomo, un ragazzo di Arezzo che ha vissuto una storia simile a quella della conterranea. Il 28enne ha fatto coming out con la madre e lo zio, ma la reazione dei due non è stata quella sperata. Giacomo ha raccontato di essere stato picchiato e cacciato di casa. Per fortuna il padre del ragazzo toscano ha accolto il figlio e tutt’ora lo supporta dopo il trauma subito.

“Io ho deciso di confessare quello che è il mio orientamento a mia madre e a suo fratello, perché abitavamo nella stessa casa. Per me nascondere questo mio aspetto era mentire a me stesso e non ce le facevo ad andare avanti. La reazione è stata brusca, perché fin da quel momento mia madre e mio zio non mi hanno accettato. Si è creato un grande attrito che è sfociato in violenze fisiche e verbali contro di me.

Sono stato malmenato, spintoni ed episodi più gravi. A novembre del 2020 quando cercai di recuperare i miei effetti personali, perché ero stato buttato fuori di casa è scoppiato tutto. Mentre cercavo di prendere le mie cose ci fu un’aggressione molto violenta, che tutt’ora mi ha provocato questo trauma che non riesco a dimenticare.

Sono stato offeso, preso a calci e pugni e aggredito con una bombola del gas. Mia madre mi ha tolto le chiavi di casa, mio zio ha distrutto il computer dove tenevo tutti gli appunti dell’università. Vedersi questa bombola del gas scaraventata addosso. – ha continuato Giacomo – Mio zio mi ha colpito il braccio sinistro e ho schivato altri colpi. Però purtroppo sono finito al pronto soccorso. Mi ha causato diverse fratture ossee e anche delle contusioni.

Fortunatamente ho buoni rapporti con mio padre, che è divorziato da mia madre. Anche lui inizialmente non se l’aspettava, però mi ha capito ed accettato. Mia madre invece mi ha offeso e aggredito. Mi diceva che ero malato mentale, che dovevo guarire ed essere convertito. Mi ha portato da alcuni psichiatri per vedere se potevo diventare etero.

Queste situazioni ti portano a pensare a cose brutte alle quali non avresti mai pensato. Però d’altra parte ti ci portano, perché ti senti sbagliato e non accettato da chi dovrebbe amarti”.

E intanto il DDL Zan è fermo in Senato, ostaggio di un partito che sta giocando con i nostri diritti.

La storia di Giacomo, il racconto a RTV38.

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