Francesco Vecchi su “Gay Pride” e il patrocinio della regione Lazio: scoppia la polemica

07 Giu 2023 Anthony Festa • Tempo di lettura: 4 minuti

Francesco Vecchi Pride

La regione Lazio nei giorni scorsi ha fatto un clamoroso dietro front ed ha ritirato il patrocinio al Pride di Roma. Il motivo? La gestazione per altri, usata da certi politici di destra come spauracchio, così come fino al 2016 venivano usate le unioni civili (che adesso sembrano non far più paura nemmeno a certi nostalgici del ventennio). Stamani a Mattino 5 Francesco Vecchi ha fatto una particolare ricostruzione, utilizzando termini come ‘utero in affitto’ e ‘Gay Pride’.

“Io l’ho capita così. La regione Lazio aveva dato il patrocinio, cioè diciamo il sostegno, l’adesione al Gay Pride di Roma purché non venisse veicolata in quell’occasione la propaganda o la pubblicità dell’utero in affitto. – ha continuato Francesco Vecchi – Ricevuto il patrocinio gli organizzatori del Gay Pride di Roma hanno detto ‘ringraziamo la regione Lazio perché sostiene chi vuole fare figli anche con l’utero in affitto. E a questo punto la regione Lazio ha tolto il patrocinio. Apriti cielo”.

Francesco Vecchi, scoppia la polemica su Twitter.

Sotto al video pubblicato sull’account Twitter di Mattino 5 è scoppiata una polemica per le parole di Francesco Vecchi (qui se volete leggere tutti i commenti): “E l’hai capita ovviamente male! L’utilizzo poi dei termini Gay Pride e utero in affitto la dice lunga sull’aggiornamento del linguaggio, ma credo anche che sia voluto”. “Ma è del mestiere questo?”. “Ma cosa dice? Mamma mia! E ci riteniamo un paese civile! Il paradosso dell’ossimoro”. “Intanto si chiama solo Pride dato che è una manifestazione inclusiva per tuttə, la propaganda sulla gpa è una fissazione dei partiti di destra, i quali non sapendo cosa dire contro usano questa scusa, la quale guardando i dati reali è usata in maggioranza da coppie etero“.

Parla il portavoce del Roma Pride.

“Dare il patrocinio però non significa aderire a tutte le rivendicazioni della piattaforma, ma vuol dire semplicemente mostrare che la Regione Lazio è di tutti i cittadini e cittadine e quindi anche della nostra comunità. Qui il punto è politico. – ha dichiarato Colamarino a Radio Colonna – Si usa la gestazione per altri per fare polemica e ritirare il patrocinio che tra l’altro è gratuito, negli anni passati abbiamo avuto anche il patrocinio economico. Penso che non ci sia la possibilità di trovare un punto di incontro, perché ognuno ha le sue istanze e rivendicazioni che vanno rispettate.

La Regione Lazio ha concesso il patrocinio senza conoscere le rivendicazioni del Pride, che sono le stesse da sempre: sul sito c’era scritto tutto. Addirittura Polverini (ex governatrice del Lazio di centrodestra, ndr) aveva dato il patrocinio. Non abbiamo avuto un dialogo con Rocca. Noi abbiamo mandato un atto formale e loro hanno risposto con un atto formale senza sapere cosa stessero firmando”.

La nota del presidente della regione Lazio.

“Sono molto rammaricato per l’occasione persa di costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia – fortemente voluto e sentito da me e dall’Amministrazione che rappresento – per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione.

Nessuno può mettere in discussione il mio pluriennale impegno sui diritti civili, il mio lavoro per aprire la prima casa rifugio Lgbtq+ d’Italia a Roma e la volontà di sostenere temi fondamentali e sensibili che nulla hanno a che vedere con la pratica dell’utero in affitto. Pratica che divide e spacca le coscienze e che, personalmente anche per esperienze dirette seguite da vicino, ritengo una forma di schiavitù e un grave sfruttamento del corpo della donna, in particolare nei paesi più poveri.

La Regione Lazio ha dovuto revocare il patrocinio alla manifestazione denominata “Roma Pride 2023” solo e soltanto per le palesi violazioni delle condizioni esplicitamente richieste agli organizzatori nel momento della concessione del patrocinio (che era stato accordato con le migliori intenzioni e in buona fede) e dunque anche del rispetto dovuto alle diverse sensibilità dei cittadini sull’utero in affitto”.

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