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Tensione a La Vita in Diretta, l’avvocato di Sempio sbotta: “Non parlo più con te”

Anthony Festa 06/06/2025

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Quando Alberto Matano affronta il caso di Galrasco a La Vita In Diretta la tensione sale sempre, è successo la settimana scorsa con Roberta Bruzzone e l’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis ed è capitato anche ieri. Matano ha chiesto al legale di Andrea Sempio, Massimo Lovati, come mai – a differenza dei Poggi – lui ha collegato il caso di Chiara a quello del Santuario della Bozzola, ma l’avvocato ha replicato indispettito, spiegando di non aver mai fatto connessioni.

Lovati ha dichiarato che si è trattato solo di un suo sogno: “Perché io al contrario dei genitori di Chiara, collego l’assassinio agli scandali del Santuario Madonna della Bozzola? Io non ho ricollegato nulla è un sogno, è una ricostruzione questa, perché io ho vissuto il territorio e ho seguito il processo che ha condannato Stasi e poi quello che ha condannato i due rumeni. Dopo che ho alzato questi elementi ci sono stati degli approfondimenti, sulla pennina usb di Chiara e le rivelazioni de nipote del rumeno. Ma ho fatto delle considerazioni avvalorate da miei ragionamenti. Io non ho collegato nulla però! Diciamo che è un mio sogno“.

Sale la tensione tra Lovati e Bocciolini.

Dopo il “sogno” di Massimo Lovati, dallo studio è intervenuto l’avvocato Daniele Bocciolini, che ha espresso le sue perplessità sulle esternazioni del legale di Sempio: “Ok però aspetti, nel momento in cui si dice che Chiara Poggi è stata uccisa da un sicario, lo dico da avvocato a avvocato, se un avvocato che difende peraltro un indagato con una sentenza definitiva pronunciata nei confronti di un altro soggetto, dice “non è stato Stasi, non è stato Sempio, ma è stato un sicario” per un movente specifico e fa capire che quel movente in realtà è ricondotto esattamente alla questione del santuario della Bozzola, la sentenza del santuario è del dicembre del 2013. Lei questa sentenza la cita perché lei era parte di questo accordo presunto tra il cittadino romeno che appunto è latitante e Don Gregorio. Quindi se lei è parte in un procedimento, lei dice che si avvale del segreto con riferimento a quel procedimento, ma se lei ha partecipato a quel procedimento e sa e ha contezza di quel procedimento, poi in un altro procedimento che è strettamente – secondo lei – connesso, va a dire che il movente è connesso, oggi ci dice un’altra cosa, ci parla di un sicario quando in realtà dalla sentenza si evince che non c’era nessun sicario ma che la vittima conoscesse perfettamente chi ha fatto entrare in casa. Lei indirizza in qualche modo però anche l’opinione pubblica, quindi è un sicario o non è un sicario? Giusto per capire“.

Lovati ha ricominciato a parlare di sogni: “Secondo me c’è un sicario proprio perché non c’è un movente. Ma anche questo del sicario è un mio sogno”. Bocciolini ha interrotto il collega: “Non è così! Sogno? Ma dai non si può dire così. Dai collega non puoi dire che è tutto un sogno“.

A quel punto la tensione è esplosa e Lovati si è rifiutato di continuare a parlare con Daniele Bocciolini: “Come ti chiami tu? Come ti chiami e quanti anni hai? Parlo con il collega! Cerca di portarmi rispetto! E non parlo più con te, non voglio più parlare con te. Non mi interessa io non parlo più con questa persona“.

La difesa di Alberto Matano.

Matano ha preso le parti di Bocciolini, ma ha anche cercato di allentare la tensione: “Ne prendo atto che non vuole più parlare. Io allora la saluto e la ringrazio se non vuole più parlare. Qui funziona così, abbiamo una persona terza che prova a fare chiarezza. Ma non è che se c’è un’opinione divergente può dire che non c’è rispetto. Io rispetto la sua età, il suo ruolo e la sua carriera. Noi però cerchiamo di far capire a chis ta a casa come stanno le cose e se lei mi parla di sogni… Noi qui vogliamo parlare della realtà“.

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