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Eurovision, commenti offensivi sulla tv israeliana contro uno dei cantanti

Anthony Festa 17/05/2025

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Israele ancora al centro della bufera all’Eurovision Song Contest, ma questa volta non c’entra nulla la cantante Yuval Raphael o i contestatori con le bandiere palestinesi. I media armeni in queste ore hanno dichiarato che nella seconda semifinale dell’evento, subito dopo l’esibizione del cantante PARG, i due commentatori israeliani della tv pubblica Kan 11 avrebbero pronunciato delle frasi davvero sgradevoli sull’artista e sul quartiere armeno a Gerusalemme. Ecco i commenti in questione: “Non riesco a credere che abbiamo dato a questi un intero quartiere di Gerusalemme. Siamo dei sopravvissuti , ecco cosa abbiamo provato dopo aver ascoltato questa canzone“.

Ovviamente le parole pronunciate sulla tv israeliana hanno alzato un polverone e sui social è scoppiata una grossa polemica, in molti accusano i due conduttori israeliani di aver esagerato: “Dovrebbe far ridere? Passi la cosa dei sopravvissuti, ma cosa c’entra il quartiere di Gerusalemme?”. “Non fa ridere e questa non è ironia, ma discriminazione orrenda”. “L’unica ragione delle frasi in questione è che il concorrente armeno ha preso posizione contro la partecipazione di Israele all’Eurovision a causa di ciò che stanno facendo a Gaza“.

Il magazine Armenophobia sui commenti contro PARG: “Non è satira o ironia, ma vera discriminazione”.

I commenti degradanti di oggi fatti contro il concorrente armeno, durante la trasmissione Eurovision sul canale televisivo Kan 11 di Israele non sono stati un passo falso: è stato un veri esempio di armenofobia da manuale, spudoratamente trasmessa sulla televisione nazionale. Prendere in giro i 1.700 anni di storia del popolo armeno a Gerusalemme non è qualcosa di audace o divertente. È bigottismo mascherato da ironia, e richiede una condanna inequivocabile.

Vogliamo essere assolutamente chiari: gli armeni non hanno ereditato il quartiere armeno di Gerusalemme — lo abbiamo scolpito nella pietra, attraverso secoli di fede, lavoro e resilienza. Le nostre radici a Gerusalemme precedono i confini moderni. Non siamo ospiti. Siamo parte delle sue fondamenta.

Ciò che Kan 11 ha trasmesso non era satira, bensì una vergognosa dimostrazione di disprezzo etnica normalizzata, che ha rivelato come il sentimento anti-armeno continui a essere tollerato e persino amplificato. Non era solo offensivo, era pericoloso. Perché ogni volta che l’odio prende il microfono, si fa più forte. E ogni volta che non viene contrastato, crea un precedente”.

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