LGBT

Cardinali papabili: i più progressisti e quelli ostili ai diritti LGBT

Anthony Festa 22/04/2025

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Entro quindici giorni dall’inizio della sede vacante, cominciata ieri, il Decano del Collegio Cardinalizio, deve dare obbligatoriamente il via al conclave, il processo attraverso il quale verrà eletto il nuovo Papa. Secondo i media internazionali i cardinali papabili al momento sono circa 15 (qui la lista completa), ma cerchiamo di capire chi tra loro ha posizioni più o meno vicine alla comunità LGBTQ, chi è a favore dell’inclusione e chi invece vorrebbe cancellare i piccoli passi in avanti fatti da Papa Francesco.

I cardinali papabili: le loro posizioni sui temi vicini alla comunità LGBTQ.

Tra i cardinali più aperti in materia di diritti c’è certamente l’arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Maria Zuppi, che in passato si è esposto numerose volte a favore di una chiesa più inclusiva: “Nella Chiesa ci devono stare tutti. Tutti, a prescindere da qualunque consonante o vocale. In questi anni ho imparato molto. Ad esempio la definizione queer, che a me la spiegò Michela Murgia. Mi raccontava dei figli che aveva, con cui non aveva un legame di sangue. Si sposò con un uomo perché gli voleva bene e perché potesse continuare ad aver quel legame con questi figli. Il punto è volersi bene. E poi io sogno una chiesa aperta davvero a tutti. Quando nelle nostre comunità cominceremo davvero a guardare le persone come le guarda Dio, allora anche le persone omosessuali, e tutti gli altri, cominceranno a sentirsi, naturalmente, parte della comunità ecclesiale. Dio in un’unica famiglia dove ciascuno è simile ma diverso; dove la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità. Le benedizioni alle coppie omosessuali? Sono assolutamente favorevole, perché queste benedizioni sono una risorsa pastorale piuttosto che un rischio o un problema“.

Anche l’arcivescovo filippino Luis Antonio Tagle è da sempre vicino alla comunità LGBTQ, ma anche favorevole all’apertura pastorale su temi come la comunione per i divorziati risposati: “Inclusione è una parola così bella e dovrebbe essere alla base della chiesa. Le persone LGBT? La Chiesa deve essere sempre una Chiesa accogliente, che considera sempre l’umanità di tutti ed è sempre presente accanto a tutti. L’approccio della Chiesa nei confronti delle comunità LGBT è stato un tema affrontato più volte dai vescovi nel sinodo com’è giusto che sia“.

Più moderato l’arcivescovo ghanese Peter Turkson: “L’omosessualità non dovrebbe essere trattata come un reato. Le persone dovrebbero essere guidate verso una maggiore comprensione della questione. La chiesa non approva o promuove unioni tra omosessuali, ma serve comprensione. C’è bisogno di molta istruzione per far capire la differenza tra cos’è e cosa non è un crimine, i membri della comunità LGBTQ+ non devono essere criminalizzati perché non hanno commesso alcun reato, sono anche loro figli di Dio“.

Tra i cardinali con posizioni decisamente lontane dalla comunità LGBTQ c’è l’arcivescovo cattolico singalese Malcom Ranjith, che ha definito l’omosessualità un difetto e che si è opposto con forza alla possibile introduzione delle unioni civili in Sri Lanka: “Il disegno di legge presentato dal parlamentare, così come la proposta di legge del governo sui diritti delle donne, rivelano entrambi un tentativo di creare una situazione molto pericolosa in Sri Lanka. Come cattolici, crediamo che il matrimonio debba essere celebrato tra un uomo e una donna. Il matrimonio non può essere celebrato tra due uomini o due donne. va contro ogni volontà divina. La legalizzazione del matrimonio tra persone omosessuali porterebbe alla distruzione della società“.

Poi c’è quel simpaticone di Ludwig Muller che nega l’esistenza dell’omofobia: “Non esiste, è chiaramente un’invenzione, uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri. Al movimento omosessuale mancano gli argomenti scientifici e per questo ha costruito un’ideologia che vuole dominare, cercando di costruire la sua realtà. Oggi alcuni vescovi non hanno il coraggio di dire la verità e si lasciano intimidire: non capiscono che l’omofobia è un inganno che serve per minacciare la gente. Noi cristiani non dobbiamo aver paura delle minacce: nei primi secoli, i seguaci di Cristo erano incarcerati ed erano sbranati dalle bestie. Oggi si sbrana la gente con il psicoterrorismo, approfittando della loro ignoranza. Ci attendiamo che un vescovo, un sacerdote possano non retrocedere di fronte a queste ideologie. Non esiste il matrimonio vero tra due uomini e non dobbiamo obbedire alla propaganda di genere“.

E infine abbiamo l’arcivescovo guineano Robert Sarah, noto a molti per aver detto che le benedizioni alle coppie gay sono opera del Diavolo (quante ne pensa Tom Ellis). Questo tesorino fa parte di quei cardinali che credono che le persone omosessuali siano accettabili, ma solo se non praticanti: “Chi parla a nome della Chiesa deve essere fedele agli insegnamenti immutabili di Cristo, perché solo attraverso una vita in armonia con il disegno creativo di Dio le persone trovano appagamento profondo e duraturo. Nel suo insegnamento circa l’omosessualità, la Chiesa guida i suoi seguaci a distinguere la loro identità dalle attrazioni e dalle azioni. Prima ci sono le persone, che sono sempre buone, perché esse sono figlie di Dio. Poi ci sono attrazioni verso lo stesso sess0, che non sono peccato se non volute o seguite da azioni, ma sono comunque in contrasto con la natura umana. E infine ci sono le relazioni tra due uomini o due donne, che sono gravemente peccaminose e dannose per il benessere di coloro che vi prendono parte. Le persone che si identificano come membri della comunità LGBT hanno diritto a questa verità nella carità, soprattutto da parte del clero che parla a nome della Chiesa su questo argomento complesso e difficile“.

Con appena due o tre candidati apprezzabili non ci resta che dire… che Cher ce la mandi buona.

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