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Sanremo 2026, la discografia minaccia di non mandare i Big in gara
Fabiano Minacci 11/04/2025

Il comune di Sanremo ha pubblicato il bando per l’assegnazione del Festival di Sanremo dei prossimi tre anni, che potrebbe portare la kermesse fuori dalla Rai. Nei prossimi quaranta giorni, le emittenti interessate (Mediaset? Discovery? Sky?) dovranno presentare la propria proposta per l’organizzazione dell’evento e, una volta raccolte tutte le idee, il Comune potrà decidere con quale realtà avviare la trattativa nella seconda fase prevista dal bando. Ovviamente sto parlando delle edizioni 2027, 2028 e 2029, dato che Sanremo 2026 è già confermato su Rai1 con Carlo Conti.
A fare discutere è stata però una clausola che il Comune di Sanremo avrebbe scritto nero su bianco, ovvero quella di aver “la facoltà di far cessare il rapporto con il partner nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival”. In breve: Sanremo 2027 potrà pure andare in onda pure su Nove, ma se otterrà 15 punti di share in meno delle edizioni Rai, il Comune potrebbe annullargli la licenza. Una mezza fregatura dato che questo potrebbe intimidire e non poco le varie emittenti.
Al via la gara per individuare il partner delle prossime edizioni del Festival di Sanremo💐
Chi avrà la meglio? #Sanremo2026 pic.twitter.com/aDohAo2oVg
— Antonio_Perfetto (@tonyeffetto) April 10, 2025
Sanremo 2026, le case discografiche minacciano di non mandare i Big in gara
A buttare benzina sul fuoco però (proprio per l’edizione di Sanremo 2026) sono le case discografiche. Il CEO della FIMI, infatti, ha minacciato: “La prossima edizione del Festival dovrà prevedere un consistente rimborso economico per le imprese partecipanti“; anche Federico Cirillo, direttore di Island Record, ha polemizzato a FanPage mettendo in discussione non solo in Teatro Ariston, ma proprio la città di Sanremo. “Sanremo e l’Ariston non sono più adeguati. L’Ariston, che rimane un pezzo di cuore, non è più compatibile con il livello (e il numero) degli artisti e dei loro entourage. Se si vuole garantire uno spettacolo di qualità che cresca sempre di più anno dopo anno serve un upgrade con standard superiori, soprattutto in termini di servizi. L’evento sposta numeri davvero grandi, coinvolgendo aziende di ogni settore. A mio avviso Sanremo è troppo piccola per sostenere l’attuale dimensione del festival. Inoltre i prezzi crescono anno dopo anno ma l’offerta in termini di hospitality rimane pressapoco sempre la stessa”.
Una situazione simile l’abbiamo vissuta nel 2004, edizione condotta da Simona Ventura, quando nessuna casa discografica major mandò i propri artisti in gara e il direttore artistico dovette “accontentarsi” di artisti senza contratto o di casa discografiche indipendenti.