Lady Gaga: arrestati i rapitori dei suoi cani, la donna che li aveva consegnati era una complice

La Polizia di Los Angeles ha arrestato i rapitori dei cani di Gaga. La vera sorpresa è che la donna che li ha riconsegnati era una complice.

30 Apr 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

A due mesi dal rapimento dei cani di Lady Gaga, ieri la Polizia di Los Angeles ha arrestato i colpevoli. Adesso i rapitori sono in carcere con l’accusa di tentato omicidio e rapina. Pare che le forze dell’ordine abbiano delle prove schiaccianti contro questi uomini, compresi dei video che li incastrano. Il vero colpo di scena è che anche la donna che ha consegnato i due bulldog francesi alla Polizia è stata arrestata perché ritenuta complice. Gli agenti avevano già dei sospetti e sembra che per questo avessero consigliato a Lady Gaga di non pagare la ricompensa di 500.000$.

“Le nostre fonti nelle forze dell’ordine riferiscono che la donna è coinvolta nel rapimento. I rapitori si erano innervositi quando il caso ha ottenuto tutta quella pubblicità sui media. Per questo hanno deciso di liberare i cani e incassare la ricompensa. – fa sapere TMZ – La signora che è stata arrestata aveva riferito di aver trovato i due cani legati ad un palo in un vicolo, ma stava mentendo.

Il procuratore distrettuale della contea di L.A. George Gascón ha pubblicato i nomi dei 5 sospettati e afferma che sono stati tutti accusati per i loro ruoli nella sparatoria del dog sitter di Gaga. James Howard Jackson, Jaylin Keyshawn White e Lafayette Shon Whaley sono stati accusati di tentato omicidio e rapina. Harold White e Jennifer McBride sono stati arrestati perché hanno collaborato al rapimento, erano complici. Si tratta di una banda, questo non era il loro primo colpo”.

Anche il dogsitter adesso sta bene è uscito dall’ospedale ed ha ripreso il suo lavoro. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene.

Le parole del dogsitter di Lady Gaga (dello scorso marzo).

“In ospedale, il mio polmone è collassato. È diventato abbastanza chiaro che il mio polmone non stava guarendo e la ferita del proiettile aveva sfregiato i miei tessuti come un’ustione. Potrebbero volerci mesi, se mai, prima che il buco si chiuda. Mentre venivo portato in chirurgia, ho finalmente accettato che la mia guarigione fosse diventata tutt’altro che una linea retta.

Ora sto trovando la mia strada nel mondo esterno e lavorando sul trauma che ho vissuto. Il viaggio è duro, è sicuramente doloroso, e vengono fatte scelte discutibili che non mi servono più come indossare jeans attillati. Ma ci provo. E da qualche parte in questo trovo l’assurdità, la meraviglia e la bellezza che questa vita offre a tutti noi”.

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