Fabio Giuffrida sul servizio per Pomeriggio 5: “Ho avuto timore. Cosa abbiamo omesso”
24 Set 2024 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti
Fabio Giuffrida è il giornalista inviato di Pomeriggio 5 che qualche giorno fa ha realizzato quel famoso servizio su Lorenzo Carbone, l’uomo che in diretta tv ha confessato l’omic1dio di sua mamma. Preso di mira su Instagram con l’accusa di sciacallaggio, ha approfittato dello spazio che gli ha offerto Il Messaggero per dire la sua.
“Ognuno ha la propria etica, ma il mio dovere come giornalista era documentare ciò che mi stava accadendo davanti e svolgere un servizio pubblico. Non sapevo cosa stesse per dirmi, ma non posso ignorare un fatto del genere. Non c’è stato alcun atteggiamento aggressivo, ma solo la volontà di raccontare una storia, con tutta la delicatezza che situazioni del genere richiedono”.
Fabio Giuffrida ha sottolineato di aver intervistato Lorenzo Carbone “con molto garbo e umanità” e soprattutto “senza fare domande aggressive“.
“Era fondamentale mantenere un certo rispetto, anche se avevo di fronte un uomo che aveva appena confessato un crimine terribile. A prescindere dal fatto che fosse un assassino, rimaneva una persona in stato di shock e meritava di essere trattato con dignità. La mia prima domanda è stata: ‘Hai chiamato i carabinieri?’ Quando ha detto di no, li ho chiamati io immediatamente. Anche se stavo svolgendo il mio lavoro da giornalista, la priorità era far sì che venisse consegnato alla giustizia”.
Fabio Giuffrida: “Ho provato timore ed ero scosso”
“Ho provato timore ed ero scosso, ma quando fai il giornalista, in momenti così delicati devi mettere da parte le emozioni e concentrarti sul tuo lavoro”. […] Mai nella mia carriera mi era capitato di intervistare qualcuno che, davanti ai miei occhi, ammettesse di essere un assassino. […] Erano le tre e mezza, noi eravamo già lì da un quarto d’ora, quando vedo sbucare all’improvviso da sinistra un uomo in uno stato confusionale che si aggirava come in cerca di aiuto. Tu mi chiedi come ho fatto a riconoscerlo? Non l’avevo mai visto prima, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che cercava il mio, come se volesse parlarmi”. […] Abbiamo omesso molti particolari macabri perché non ritenevamo opportuno trasmetterli, soprattutto in quel contesto”.