Prete nega la comunione ad un ragazzino gay, i genitori si allontanano dalla Chiesa e fondano un’associazione LGBT

"Sei gay? Niente comunione".

22 Nov 2020 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Quella tra la comunità LGBT e la Chiesa (Cattolica) è una relazione piuttosto complicata. Questa istituzione vecchia di 2000 anni è composta da uomini, molti dei quali aperti a tutti fedeli e al passo con i tempi, ma i suoi testi sacri parlano chiaro e discriminano nel peggiore dei modi milioni di persone e proprio usando questi libri come fossero oggetti contundenti, alcuni uomini di fede scagliano il loro fanatismo verso delle PERSONE che già fuori dalle mura delle chiese vivono sulla loro pelle la discriminazione di una società che ancora troppo spesso fa attenzione a ciò che divide piuttosto che a quello che ci accomuna.

Proprio in merito al rapporto difficile tra persone LGBT (e alleati) e Chiesa, Roberto ha raccontato la sua storia a Il Gazzettino. L’uomo ha ricordato di quando 20 anni fa un sacerdote negò la comunione a suo figlio 16enne, solo a causa della sua omosessualità. Dopo quel triste episodio Roberto e sua moglie si allontanarono dalla Chiesa e fondarono “Siamo tutti figli di Dio”, un’associazione di cui fanno parte moltissimi genitori di figli gay che sono stati discriminati ed emarginati dai fan-atici di Cristo.

“Quando mio figlio a 16 anni ha confessato di essere omosessuale, il sacerdote non gli ha concesso l’assoluzione, e la domenica gli ha negato la comunione, di fronte a tutta la comunità. Non avemmo dubbi: ci allontanammo subito dalla Chiesa. […]

Usiamo il termine omoaffettivi – spiega Roberto a Il Gazzettino – perché questi ragazzi nascono così, con un’affettività diversa e se il Signore li ha creati in questo modo perché dobbiamo discriminarli? Perché qualcuno deve farlo? Direi che è bene chiarire che questi ragazzi non sono sbagliati, anzi, mostrano intelligenza e sensibilità straordinarie e se sono venuti al mondo così, significa che Dio così li ha voluti”.

Gay e comunione, la senatrice Paola Binetti sul caso del Vescovo di Otranto che non voleva concedere l’eucaristia a Vendola.

“Se una persona è in peccato o meno lo lascio giudicare alla sua coscienza, ma certamente una persona in peccato grave non può accostarsi all’eucarestia.

Un bambino di 8 anni che fa il catechismo impara come prima cosa quali sono le condizioni necessarie per ricevere la comunione. Tutti lo sanno, anche le persone divorziate, che a volte, dopo aver fatto delle esperienze molto difficili. Pregano, vanno a Messa, ma sanno che all’eucarestia non possono accostarsi perché mancano delle condizioni di base, quelle che loro stessi hanno imparato fin da piccoli.

Non possiamo tuttavia dimenticare – conclude Paola Binetti – che possono anche esserci degli omosessuali totalmente casti abilitati a ricevere la comunione come tutti gli altri”.

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