Olesya Rostova ipnotizzata in tv svela cosa ricorda della sua infanzia
La ragazza russa che cerca sua madre è stata sottoposta ad ipnosi per ricordare momenti dei suoi primi anni di vita.
07 Apr 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti
Non sappiamo ancora la vera identità di Olesya Rostova e la ragazza fino ad oggi non ha fornito troppe informazioni sui suoi primi anni di vita. Olesya ha raccontato solo di ricordare un viaggio in treno e poi il periodo passato insieme alla nomade a chiedere l’elemosina davanti ad una chiesa, prima che gli agenti la portassero in orfanotrofio. Ieri nel programma russo ‘Lasciali Parlare‘ la Rostova si è fatta ipnotizzare da uno specialista, per riuscire a ricordare la sua infanzia, ma pare che non abbia menzionato l’Italia. La ventenne ha parlato di uno zaino, di “altri bambini” e ha detto di ricordare dei momenti di giochi: “Sono in una casa sto giocando e sono così felice“. Insomma, per adesso nulla di così particolare che possa aiutare a capire chi è davvero.
Fortunatamente stasera nello show russo comunicheranno la verità, sapremo quale delle madri in attesa è davvero quella di Olesya (pare che Piera Maggio e il suo avvocato sappiano già tutto). A meno che prima questo conduttore non si inventi nuovi trucchetti, perché non mi stupirei tirasse fuori la macchina della verità.
L’ipnosi di Olesya Rostova pic.twitter.com/ZYWqiCh8Yd
— Anthony Festa (@AnthonyFesta86) April 7, 2021
Hanno sottoposto Olesya ad ipnosi, ricorda uno zaino. Più la si guarda questa trasmissione e più viene da pensare che non sia #DenisePipitone. Solidarietà a mamma Piera Maggio ed alla sua famiglia che devono sopportare i meccanismi trash di questa trasmissione spazzatura. pic.twitter.com/O2diVb3rU8
— Tweet News (@tweetnewsit) April 6, 2021
Altro esempio per descrivere il tenore del programma (se ho capito giusto): avrebbero fatto una seduta di ipnosi (!!!!) con #Olesya per farle ricordare la sua infanzia. #DenisePipitone pic.twitter.com/zJHp6BySJA
— bess (@besstweett) April 6, 2021
Il racconto di Olesya Rostova.
“Già quando avevo cinque anni avevo capito che ero sola e che aspettavo i miei genitori ma consideravo che quella nomade non era la mia mamma e pensavo che no, non è lei, non è la mia mamma. Loro però mi trattavano con rispetto.
Ricordo un viaggio in treno. La mattina dopo siamo arrivati nella loro casa e sono rimasta con loro. Ricordo con certezza che sono rimasta per tutto l’inverno insieme a loro. Mi hanno rapita e mi hanno fatto chiedere l’elemosina”.