“Meglio fascista che F”, la Mussolini a Ballando con le Stelle NON chiede scusa per la frase e Luxuria replica

18 Ott 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

Era il 2006 quando Alessandra Mussolini a Porta A Porta inveì contro Vladimir Luxuria urlandole contro la celebre (aimè) frase “meglio fascista che f**o”.

A distanza di 14 anni la frase è tornata su Rai Uno quando Fabio Canino ha spiegato perché provava dell’astio nei confronti di Alessandra Mussolini.

“La paletta è quella che conta, i giudizi sono in più. Se volete posso dare dei giudizi, ma qua non mi sembra il caso: su Alessandra Mussolini ho un’opinione veramente brutta, una donna che va in televisione e dice ‘meglio fascista che f***o’ per me è una cosa grave, poi se lei dice di aver sbagliato e chiede scusa possiamo diventare anche amici”.

Alessandra Mussolini ha risposto ma tuttavia – nonostante le sollecitazioni di Canino, Lucarelli e Matano – non ha mai chiesto SCUSA limitandosi a dire che lei e Vladimir in quell’occasione hanno detto frasi che non avrebbero dovuto dire.

“Io penso che dobbiamo fare uno spettacolo in un momento difficile e dobbiamo andare avanti, quello che è successo è successo.  C’era la famosa trasmissione, stavamo facendo un dibattito politico perché all’epoca Vladimir Luxuria faceva politica, stava nel PD. Quando uno dice ‘fascista’ lo fa a mò di attacco ed a me quando mi contesi non per quello che dico, ma per come mi chiamo, io divento matta. Allora è successo quello. Certamente in un momento così questa cosa non andava detta, quindi sicuramente è stato un momento sbagliato, sia da parte di Vladimir sia da parte mia. Abbiamo detto frasi completamente sbagliate e fuori luogo”.

Poco dopo è stata Vladimir Luxuria a rispondere via Twitter.

“Vivo proiettata nel futuro, vivo senza rancore e pronta a voltare pagina e ricominciare quando si ammette di aver usato espressioni sbagliate. Si possono avere posizioni politiche opposte pur mantenendo rispetto ed educazione. #BallandoConLeStelle”.

Avrei preferito delle scuse, ma figuriamoci.

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