Ricchi e Poveri stroncati dalla stampa: “Ingiudicabile!”, “Cringe!”, “Patetici!”

15 Gen 2024 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

Ricchi e Poveri

Ieri i giornalisti che animeranno la Sala Stampa del prossimo Festival di Sanremo hanno avuto l’opportunità di ascoltare i brani che saranno in gara e di stilare le loro consuete pagelle. Ovviamente i gusti sono personali e spesso una canzone apprezzata da un giornale è bocciata da un altro e viceversa. Normale prassi. Su una canzone però molti sembrerebbero essere d’accordo: su quella dei Ricchi e Poveri dal titolo Ma Non Tutta La Vita.

Il Sole 24 Ore l’ha etichettata come “cringe”, Davide Maggio ha parlato di “balere” sottolineando però che è “coerente con la loro storia”, mentre il Corriere della Sera ha scritto che sono patetici, salvo poi correggere in corso d’opera in “fuori tempo”.

Ricchi e Poveri, alcune recensioni del loro brano

La quota LOL di questa edizione” – si legge sul Corriere in merito ai Ricchi e Poveri – “C’è la voglia di un sabato sera di baldoria, c’è la cassa dritta della dance, ma l’anagrafe fa scricchiolare il tutto. Canzone compresa . E il «Che confusione» più che nostalgia fa tenerezza“. “Nei Sanremo di Amadeus non manca mai la quota retro cinge” – ha scritto Il Sole 24 Ore – “Stavolta è espressa dai Ricchi e Poveri che si producono in quello che dovrebbe essere un pop contemporaneo: «Anche la più bella rosa diventa appassita/ Va bene ti aspetto ma non tutta la vita». Ingiudicabile“. Più sereno il giudizio di DavideMaggio.it: “Un inno a cogliere l’attimo, che farà impazzire le balere, è il brano scelto dai Ricchi e Poveri per il ritorno in gara. Operazione coerente con la loro storia. Da segnalare l’incipit in cui sembrano autocitarsi: “che confusione il sabato sera”. A salvare il pezzo dei Ricchi e Poveri ci ha però pensato il settimanale Oggi: “Sorpresa Ricchi e Poveri che si buttano sulla dance, come i Cugini di campagna l’anno scorso anche loro tentano la strada del rinnovamento. Il ritornello è un martello:«Tanto lo sai che ti aspetto/ma non tutta la vita». Grande autoironia“.

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