Il branco non molla Beatrice: nella notte le fanno victim blaming

15 Feb 2024 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Branco attacca Beatrice

Ieri sera Alfonso Signorini al Grande Fratello ha cercato di avvisare i ragazzi della deriva che sta prendendo la dinamica dell’uno contro tutti. Il conduttore ha parlato chiaramente di branco contro Beatrice Luzzi, così come migliaia di telespettatori fanno da settimane, tanto che la parole branco è finita prima in tendenza su Twitter.

Il branco fa victim blaming a Beatrice.

I concorrenti avranno capito di aver esagerato in questi mesi (anche durante la gita dei giorni scorsi) nei confronti dell’attrice? A quanto pare no, perché nella notte diversi gieffini hanno addossato su Beatrice le colpe del clima nella casa, la Luzzi secondo loro sarebbe colpevole per i loro attacchi, per il loro accerchiamento, per il fatto che la isolano e sparlano di lei.

Queste sono solo alcune delle frasi pronunciate dagli inquilini: “Deve fare un passo avanti, invece è lei che si isola, non gioisce nemmeno dei nostri momenti belli”. “Beatrice è una persona cattiva, io non sono falso l’ho affrontata e le ho detto in faccia che è cattiva”. “Se andiamo d’accordo con 14 persone e con 1 no, allora non è nostro il problema”. “Lei deve fare un percorso interiore e capire che qui ci vogliamo tutti bene, se lei è l’unico problema un motivo ci sarà”. “Dovrebbe essere più empatica. Noi le abbiamo dimostrato vicinanza nei suoi momenti di fragilità, lei non fa altrettanto”. “Bisbiglia, provoca, lancia frecciatine, è lei il problema“.

Cos’è il victim blaming.

“Il victim blaming consiste nel ritenere la vittima parzialmente o interamente responsabile di ciò che le è accaduto e spesso nell’indurre la vittima stessa ad autocolpevolizzarsi. – si legge su ordine degli psicologi Lomnbardia – Un atteggiamento di “colpevolizzazione” è anche connesso con l’ipotesi che si deve conoscere e accettare una supposta “natura umana” (che sarebbe maligna in questa visione, o tendente all’abuso, alla sopraffazione), e – conseguentemente – adeguarcisi anche a scapito dei propri desideri, opinioni e della propria libertà.

Questo ribaltamento della realtà è doppiamente grave:travisa la rappresentazione collettiva dei fenomeni e, ancor più, riverbera sulla percezione della realtà della vittima. È un meccanismo subdolo che agisce in maniera spesso inconsapevole sia per chi lo compie sia per che lo subisce. Inoltre, si tratta di un processo circolare che si autoalimenta nel tempo: la rappresentazione di un episodio di violenza condiziona ancor più la percezione travisata del successivo evento traumatico e così via”.

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