Alessandro Borghi sarà Rocco Siffredi: i segreti delle scene più forti

27 Apr 2023 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Alessandro Borghi sul set di Rocco

Se in Spagna Martino Rivas ha interpretato Nacho Vidal nel telefilm ‘Nacho‘, in Italia Alessandro Borghi sarà Rocco Siffredi in una nuova serie Netflix. Per vestire al meglio i panni del divo, l’attore romano ha passato diversi giorni insieme a lui in Ungheria. Più di tre mesi di lavoro e almeno 50 scene da ‘bollino rosso’: “Abbiamo girato per quasi 100 giorni e ci sono state decine di scene spinte, più di 50. Ho accettato di fare questo progetto perché non sono un bigotto, mi piaceva la cosa e inoltre in Italia interpretare questo ruolo è un bel modo per litigare con tanta gente“.

Alessandro Borghi e i retroscena sulle scene più forti.

L’attore di Suburra in una lunga chiacchierata con Gianluca Gazzoli nel podcast BSMT ha svelato quello che accade prima e durante le scene più intime con gli altri attori e attrici.

“Girarlo è stato abbastanza difficile, ma è stato molto bello. Un viaggio nella vita di Rocco che è diventato un amico e lo stesso Rosa. Loro mi hanno aperto le porte. Mi ha detto molto più di quello che immaginavo. L’idea che avevo di lui non c’entrava nulla con la sua essenza reale. – ha continuato Alessandro Borghi – Tutti mi chiedono ‘perché hai accettato di interpretare Rocco?’. E io rispondo sempre ‘ma perché nessuno mi ha chiesto come mai ho accettato di fare Aureliano che era uno che sparava a tutti?’.

Come si fanno le scene più intime? Intanto si spera di essere fortunati e incontrare colleghi che hanno la stessa gestione e idee di certe cose. Il rischio più grande è che sia tra donna e uomo, che tra uomo e uomo o donna e donna, sul set potrebbe accadere che una cosa che tu metti in scena potrebbe essere fraintesa come un qualcosa che vuoi tu persona e non che fa il personaggio.

Tu ti muovi e magari l’altro pensa ‘perché fa questo, che vuole fare? Mi vuole dire qualcosa?’. Bisogna sfuggire da quello. Io infatti per scappare da quello ci parlo prima. Quindi o dici ‘io ci sto a provà e mi piaci anche nella vita’. Oppure dici ‘tutto quello che farò non sono io, ma il personaggio e lo fa a favore del racconto. Non sentirti minacciato o infastidito’. Così capisci fino a dove ti puoi spingere a favore del racconto. Direi che è una cosa delicata, ma che dopo aver parlato diventa più semplice. Il tipo di affinità anche da quel punto di vista è alla base di tutto”.

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