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Prima udienza Ferragni: “Una 70enne ha chiesto 500 euro di risarcimento”
Fabiano Minacci 23/09/2025

Si è aperto oggi con un’udienza pre-dibattimentale a porte chiuse, il processo a Chiara Ferragni, un primo passaggio tecnico dedicato alla costituzione delle parti civili che a sorpresa si sono presentate. Tra queste figurano due associazioni e una donna, ovvero Casa Del Consumatore, ADICU e Adriana, una 70enne di Avellino che aveva acquistato il pandoro pensando di fare beneficenza. A quest’ultima è stato proposto un risarcimento, per questo motivo la sua avvocata esclude di andare in dibattimento. “La signora Adriana, di Avellino, voleva fare beneficenza e per questo ha acquistato il Pandoro, ha ancora la foto a prova dell’acquisto: era convinta di fare beneficenza ma nell’aprile del 25 si è accorta di quello che stava succedendo e ha sporto denuncia, tutte confluite nel fascicolo del pm. Sono stati propositivi nel farci una richiesta di risarcimento e quindi non credo andremo a discutere in dibattimento“. La sua richiesta di risarcimento è pari a 500 euro.
Chiara Ferragni: oggi 23 settembre prima udienza in Tribunale per il Pandoro-Gate https://t.co/hIAwAaxLRt
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Prima udienza processo Ferragni, la seconda fissata il 4 novembre
L’udienza è stata rinviata al 4 novembre, quando si deciderà se le parti civili (se la signora si ritira rimangono le due associazioni) saranno ammesse. Non si è però discusso della possibilità di ricorrere a riti alternativi: l’ipotesi più probabile resta un accordo economico tra le parti, che potrebbe poi aprire alla richiesta del rito abbreviato. “Sapremo chi parteciperà a questo processo. Nelle prossime udienze si valuterà il tipo di rito; intanto è stato stilato un calendario”, hanno spiegato i legali di Chiara Ferragni all’uscita dall’aula del Tribunale di Milano, come riportato da MilanoToday.
Secondo l’accusa Chiara Ferragni grazie a queste operazioni avrebbe intascato 2 milioni e 200 mila euro, ma li avrebbe già persi tutti dato che fra multe e donazioni ha speso fino ad oggi 3 milioni e 400 mila euro, per non parlare del danno d’immagine e della rovina del brand.