Michela Murgia ci dà una lezione di vita parlando della sua malattia: “Mi restano mesi”

06 Mag 2023 Anthony Festa • Tempo di lettura: 2 minuti

Michela Murgia malattia

Come un fulmine a ciel sereno stamani in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Michela Murgia ha rivelato di avere un tumore al quarto stadio ed ha anche aggiunto che le restano mesi di vita. Il suo libro ‘Tre Ciotole’ in uscita il 16 maggio si apre con la diagnosi di un male incurabile: “È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa“, ha detto la scrittrice ad Aldo Cazzullo.

Michela Murgia: “Non voglio parlare di lotta o guerra”.

Un’analisi lucidissima della sua situazione, fatta con estrema naturalezza, parole che non lasciano indifferenti e che sono la prova del grande coraggio di questa donna, parole che sono un pugno allo stomaco e allo stesso tempo una carezza. In ogni caso Michela Murgia ha comunque lasciato nuovamente il segno.

“Se ci sono speranze? Dal quarto stadio non si torna indietro. Come mai non parlo di lotta contro il male? Perché non mi riconosco nel registro bellico. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti. Parole come lotta, guerra, trincea… Il cancro è una malattia molto gentile. Può crescere per anni senza farsene accorgere. In particolare sul rene, un organo che ha tanto spazio attorno.

No, non posso operarmi, o meglio non avrebbe senso. Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello. Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto.

Mi sposo. Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono”.

Tanta ammirazione per Michela.

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