Luca Tommassini aggredito: “Li ho supplicati di non uccidermi”

Malviventi aggrediscono e derubano il coreografo Luca Tommassini.

27 Ott 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Momenti di terrore per Luca Tommassini, che dopo aver partecipato al Lovers Film Festival con Vladimir Luxuria è stato vittima di un tentativo di furto con scasso nella sua casa di Trastevere a Roma. Poco prima dello scattare del coprifuoco il coreografo è arrivato davanti al portone del suo condominio, quando dei rapinatori l’hanno aggredito e uno di loro gli ha puntato la pistola alla gola.

“Avevano un borsone – racconta Luca Tommassini – accette, picconi, e non so che altro, mi spingevano, strattonavano. Li ho supplicati di non uccidetemi, mi hanno puntato la pistola alla gola. Poi sono arrivate per fortuna le volanti, ma sono stato un’ora in balia di di questi folli”.

A Luca Tommasini hanno rubato le chiavi di casa e l’iPhone, ma per fortuna lui adesso sta bene ed ha tranquillizzato i suoi fan: “Adesso sto bene, nonostante tutto“.

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Non è l’unica brutta esperienza di Luca Tommassini del 2020: a febbraio il coreografo è stato vittima di omofobia.

“Oggi è apparsa questa scritta sul citofono del mio palazzo, accanto ai miei due interni. Non sono sicuro al 100% sia per me ma un dubbio ce l’ho. In un attimo mi è risalita tutta la rabbia di quando ero bambino e mi urlavano dietro “fr***o” a scuola e per strada. Mi è tornata la paura che avevo quando mia madre mi svegliava ogni mattina e pensavo che avrei dovuto affrontare da solo un’altra giornata passando per quella maledetta strada, davanti all’officina di mio padre che faceva finta di non vedermi. Si vergognava di me, non avevamo un rapporto “pubblico” e in privato lo avevamo solo quando mi faceva provare a pronunciare la “s” in modo corretto, offrendomi un premio in soldi, avevo la “s” moscia e lui la odiava. Non ho parlato per anni durante la mia infanzia per farlo stare sereno, per non farlo litigare con mia madre. L’ha picchiata spesso per “colpa” mia, le diceva che ero “fr***o” e le dava la colpa e le botte. Quando io e mia madre decidemmo di iscrivermi alla scuola di ballo sotto casa, lo facemmo di nascosto.

Quando papà lo scoprì, ci fu una rissa a casa, tra le più brutte, in cui papà urlava a mamma che non dovevo più andare a studiare danza perché diventavo “fr***o” e che finì con lui che ruppe una bottiglia di vetro sulla parete della cucina tenendo in mano il becco rotto cercando di colpire mamma e io che saltai dalla mia sedia mettendomi tra loro due evitando la tragedia … urlandogli in faccia “vattene”. Io non ho mai abbassato la testa e ho sempre continuato a ballare. Più avevo paura e più alzavo la musica. Ora denuncerò questo atto dell’era dei “citofoni” , ho 50 anni di esperienza con la paura e ho sempre vinto contro omofobi e razzisti che hanno cercato di far male a me e a chi mi amava. ORA BASTA , non possiamo più rimanere in silenzio , siamo tutti sotto attacco , non importa a chi lo dicono io zitto non ci resto più”!

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