“Fedez e il manager di Chiara non si sopportano”, le parole di Selvaggia Lucarelli

16 Set 2023 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 10 minuti

fedez manager chiara

Selvaggia Lucarelli, dopo aver visto su Prime Video lo speciale The Ferragnez su Sanremo, ha deciso di scrivere la sua su Chiara, Fedez, il manager e tutto il cucuzzaro. Prendetevi del tempo, perché la recensione è piuttosto lunga.

“Suppongo sappiate cosa sia la gotta. Se così non fosse, in breve, è una malattia che colpisce le articolazioni provocata dal consumo eccessivo di determinati alimenti. Per questa ragione, nell’antichità era conosciuta come “la malattia dei ricchi”, ovvero la malattia di chi poteva permettersi un’alimentazione “ricca”, la malattia per esempio dei grandi e pochi consumatori di carne e alcol. Ne soffrivano Enrico VIII, Leonardo Da Vinci, papa Bonifacio VI e molti altri. Ho pensato alla gotta, mente guardavo “The Ferragnez speciale Sanremo”, perché mi sono sentita il povero a cui viene chiesto di empatizzare per il ricco che ha la gotta. Di commuovermi per gli effetti dell’abbondanza, dell’eccesso, della voracità su una persona che gode del privilegio di poter accedere a tutto”.

Selvaggia Lucarelli ha poi confessato di essersi sentita a disagio nel guardare lo speciale di Prime Video.

“Ho provato un profondo senso di disagio. E non perché abbia un problema di invidia sociale, ma perché questa puntata è la rappresentazione cristallina di come i Ferragnez si siano appropriati dell’ultima cosa che era rimasta ai poveri: il dolore. Ora anche quella è roba loro. Ferragnez non è la narrazione- come dovrebbe essere- di ricchezze, privilegi e fortune con le appassionanti, grandi cadute. No, è il continuo frignare di chi, pensate che notizia, deve salire sul palco di Sanremo. Da questo frignare dovremmo estrapolare una lezione universale sulla democrazia della fragilità, dovremmo imparare che anche se sei ricco, acclamato, di successo mantieni le tue insicurezze. E su questo è costruito l’intero storytelling”.

“È un tentativo di celebrazione di Chiara Ferragni”

“Che poi è una manifesto tentativo di celebrazione di Chiara Ferragni, il giusto risarcimento alla sua vita difficile, un’ora dedicata interamente a raccontare il dramma di una milionaria bellissima chiamata a condurre Sanremo vestita Dior con tutta la stampa ai suoi piedi. Qual è il dramma? Che ha paura di sbagliare. Ora, io non so se è in atto un rincoglionimento generale delle nuove generazioni, ma non capisco come qualcuno possa sinceramente pensare che da questo speciale Chiara Ferragni esca bene. Prima cosa: piange in continuazione. È tutto un: ho ansia, ho tachicardia, ho paura, ce l’hanno tutti con me, vogliono affossarmi. E’ tutto un: devo farcela, devo essere brava, il mio team, abbiamo lavorato 8 mesi”.

“Anche un lemure capirebbe che le lacrime compulsive non sono sensibilità, fragilità, ma semplicemente ansia da prestazione di una maniaca del controllo, da chi richiede perfezione a se stessa e a chiunque le stia accanto (non a caso, sul palco non arriverà nulla di quell’ansia e lei sarà il solito robot senza sbavature). Non c’è nulla di emotivo in lei, è il terrore del controllo che sfugge. È per questo che una normale emozione per un evento mediatico importante si trasforma- nei toni, nella cupezza della narrazione- in una partenza per arruolarsi con il battaglione Wagner”.

“Chiara Ferragni non concede interviste, è lei a decidere cosa dire”

“Per questo la conferenza stampa viene presentata come un plotone di esecuzione. Io avevo assistito via web a quella conferenza e non c’è stato il fuoco incrociato di domande crudeli a Ferragni che viene sapientemente montato nella puntata. Le è stato chiesto cosa pensasse dei testi di suo marito. Domanda legittima. Il suo “pianto” dopo quella conferenza è dovuto non al mondo cattivo che le vuole male, ma al suo primo confronto con delle domande, anziché con l’adulazione costante che la circonda. Perché, forse va ricordato, Chiara Ferragni non concede interviste. E’ solo lei a decidere cosa dire, da sempre. Appunto, una maniaca del controllo che non permette narrazioni su se stessa che non passino prima attraverso i suoi filtri di Instagram. A Sanremo si è dovuta confrontare con qualche domanda e la faccenda si è trasformata in tragedia. Non è sensibilità, è disabitudine. Del resto, non c’è nulla che venga affrontato con allegria e leggerezza, in questa esperienza.

E ancora:

“Chiara e Fedez devono vivere in ville separate perché  “lei deve stare tranquilla col suo team”, salvo poi frignare perché lui non le sta accanto quando serve. E poi sempre con la lagna “sono otto mesi che lavoriamo a questo Sanremo”. Ma lavoriamo A CHE? Devi tenere in mano due cartoncini, fare una gag con Gianni Morandi e LEGGERE la letterina scritta dal tuo manager. E indossare dei vestiti creati per te. Amadeus che lavora al cast e risponde di tutto, che cosa dovrebbe dire, “sono un minatore del Sulcis?”.

“E poi, non è che voglia sminuire l’emozione di un palco, ma parliamo di una donna di 37 anni che maneggia attenzione, esposizione e popolarità da almeno 15 anni, questa parte da piccola fiammiferaia non regge. Tanto più che porti lì la manfrina femminista, dici che sei lì per le donne, per rappresentare la forza delle donne, pensati libera, e poi più che il Festival di Sanremo è il festival della lagna, della protagonista che ha costantemente bisogno di sentirsi dire quanto è brava e bella da team, marito, famiglia, salvo poi chiarire: “Quest’abito rappresenta i giudizi della gente, mentre noi donne dobbiamo fregarcene”. Gliene frega così poco che mezza puntata è su di lei che si preoccupa di cosa dirà la gente, delle aspettative della gente, della gente che vuole buttarla giù e poi della gente che la ama, dei titoli di giornali su di lei”.

“Un’esistenza all’insegna delle compagnie motivazionali”

“Tata sei bellissima”, “Amore spacchi”, “Sei stata bravissima”, “sei di ispirazione!”, la sua è un’esistenza all’insegna delle compagnie motivazionali, dei sorrisi prestampati, interrotti solo dalla salvifica faccia di Luis Sal mentre guarda il monologo Piccola Kiara. La faccia di chi pensa di essere finito in una puntata di Black Mirror”.

“Il suo non è un manager, ma il life coach che tutte vogliamo se volessimo perdere il senso della realtà”

“E a proposito di adulatori, non possiamo non citare l’altro assoluto protagonista della puntata, il marito di Chiara Ferragni: Fabio Maria Damato. Che nel sottopancia si definisce modestamente: “General manager Chiara Ferragni Brand & Tbs crew”. Che poi è anche quello che mentre Chiara Ferragni saliva sul palco ci faceva sapere che gli abiti “Col claim femminista” erano idee sue e ce li spiegava pure sulla sua pagina. Lui, non lei. Damato, come Fedez, ha la sindrome di Napoleone. Accanto alla svettante dea del web, decide che tocca a lui dirigere l’orchestra.

E mentre con fare assertivo convince Chiara a indossare abiti brutti che però siano pregni di messaggi, contenuti e mitomania assortita (“Con questo vestito lancio messaggi alle donne di tutto il mondo”), indossa anche i panni del motivatore zuccheroso che a febbraio, in canotta, ripete senza sosta “Sei bellissima” “Sei a cavallo” “C’è un’energia pazzesca” in mezzo agli altri del team che le dedicano un applauso e un urletto qualsiasi cosa lei faccia, dal leggere la letterina dimostrando di conoscere tutte le lettere dell’alfabeto compresa la Y a tagliarsi i capelli (“dopo il taglio di capelli lei sarà più bella dentro”).

Il momento TOP è quello in cui le dice: “Questa è la tua storia, la tua forza, la tua rivincita più grande è che tu sei qui, comunque vada domani hai vinto sempre tu!”. Ma la rivincita rispetto a cosa? A quale fallimento, disgrazia, sfiga? Insomma, Damato non è un manager, è il capo di Scientology. Anch’io mentre in ciavatte esco a buttare l’umido voglio un tizio in canotta bianca che il 2 febbraio, con la neve, mi dica “Ce la farai! Sei top!”. Fabio Maria Damato è il life coach che tutte – sei volessimo perdere ogni residuo di senso della realtà- dovremmo avere. Indimenticabile anche il dialogo- scioglilingua. Tra lui e Chiara: “Ami!” “Dimmi Amo!” “Hai sentito Ama?”.

“Fedez un narcisista contorto che schifa tutto quello che circonda la moglie”

“Infine, Fedez. Tocca dire che la celebrazione di Chiara è talmente stucchevole da far recuperare qualche punto di simpatia al marito, che davo per irrecuperabile. Perchè resta la falena che conosciamo, resta il narcisista contorto che conosciamo, ma ancora una volta è evidente in quale c*zzo di trappola si sia ficcato da solo: schifa palesemente tutto quello che circonda la moglie. Ve lo dico io, ha litigato con Luis Sal perchè Luis Sal è la coscienza che non può permettersi. Schifa la patina di stucchevolezza che circonda la moglie, la corte di adulatori, la letterina patetica alla pikkola kiara, i vestiti col messaggio dentro, la famiglia di Barbie, tutto. E non riesce a fingere. Ripete “Hai spaccato” come un mantra, quando non sa che dire, si defila quando può, dice che la moglie è un modello aspirazione per le coetanee qualunque cosa questo voglia dire”.

E ancora:

“Si intuisce che lui, il marito cattivo, e Damato, il marito finto buono, non si sopportano. Dopo la faccenda Rosa Chemical, Damato commenta stizzito: “Chi se ne frega”. Fedez neppure lo degna di uno sguardo nell’atelier. Durante la letterina Pikkola Kiara Damato piange, Fedez guarda Luis Sal e già in quel momento vorrebbe chiamare la mamma e l’avvocato. I due Napoleoni si detestano, ed è l’unica cosa interessante di questa puntata. Puntata in cui alla fine mi sono convinta che Fedez-la falena nella vita di Chiara Ferragni sia un inevitabile contrappeso.

Tutti a ricordarle che si merita ogni vittoria, che è bravissima, biondissima e bellissima, Chiara che vuole solo gente “performante” intorno che la sostenga, che le dia quello che “le serve”. Forse, se non ci fosse almeno uno s*ronzo in famiglia probabilmente lei si convincerebbe pure di avere le piume e le ali e si lancerebbe dall’attico di Citylife per far vedere che non sa solo leggere, ma sa anche volare”.

Infine la chiusura:

“La chiusura riassume perfettamente il grande inganno di questa puntata. Fedez, anche lui, alla fine piagnucola per auto assolversi: sbaglia tanto, sì, ma ha avuto una vita difficile. Chiara risponde che lo sa ma ci sono momenti difficili anche per lei. Piange lui. Piange lei. Stacco. Chiara Ferragni osserva come sia stato tutto difficile, difficilissimo, ma DALLE DIFFICOLTÁ ha imparato tanto e quindi: “Questa è la celebrazione di una vittoria”.

È così che alla fine lo spettatore medio empatizza con due fortunati milionari che hanno recitato un’ora di lagna ben pagata, a favore di telecamera, spacciando per dramma l’ennesima botta di culo della loro vita. Povera Chiara, povero Fedez: lei con la tragedia dell’emozione perchè va a Sanremo, lui col passato difficile che influenza il presente, loro due tragicamente giudicati perché, poverini, si autoespongono 24 ore su 24. Loro due che hanno la gotta perché possono permettersi la carne. Poveri ricchi. Ed è subito “gotta di classe”. Che hanno stravinto loro”.

Una persona con Selvaggia Lucarelli può essere d’accordo come no, ma il suo punto di vista è sempre interessante. E la storia di Fedez e del manager di Chiara che non si sopportano sarebbe da approfondire con dei popcorn.

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