Wanna e Stefania: cosa le ha spinte ad accettare la serie Netflix dopo il primo rifiuto (e no, non sono state pagate)

12 Ott 2022 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Wanna e Stefania

Il documentario Wanna che racconta la vita, l’ascesa e il declino di Wanna Marchi e Stefania Nobile continua ad essere uno dei prodotti più visti su Netflix. Tutti noi, infatti, conosciamo la televenditrice e sua figlia, non tutti però abbiamo avuto i mezzi (o il tempo) per conoscere l’intera storia.

Una storia che Netflix avrebbe raccontato con o senza di loro. Sarebbe stato questo, infatti, il motivo che ha spinto le due donne ad accettare di prendere parte al documentario nonostante inizialmente fossero contrarie.

“La nostra reazione quando ce l’hanno proposta? Che non volevamo assolutamente farla!” – ha dichiarato Stefania Nobile a SuperGuidaTv – “L’abbiamo fatta, ci è costata molto. Ancora una volta dico grazie a Gabriele Parpiglia, è stato lui a convincerci. Sai la vita è fatta di vari incontri, la persona che ci avevano mandato per proporci la serie, era la persona più sbagliata del mondo. La frase che più di tutte ha fatto sì che accettassimo di fare questa serie, è quando Gabriele ci ha detto: “Guardate che la faranno comunque, quindi è meglio che ci siate voi a raccontare come sono andate le cose”. Noi non volevamo essere beatificate, volevamo solo far riflettere la gente. Credo che la serie ci sia riuscita”.

Dello stesso parere anche sua mamma Wanna.

Questa persona, di cui non voglio fare il nome, quando venne a proporci la serie, mi disse: “Sa, io ho fatto un sondaggio su di lei, e risulta che lei è la donna più odiata d’Italia”. Io gli rispondo: “Ma lei è ubriaco? Sta bene?” E lui fa: “Si lei è odiatissima!”. Allora io gli dico: “Benissimo!”. Vede ognuno deve fare il lavoro che sa fare. Lui il suo non lo sa fare. Io credo di essere ancora la regina delle televendite. Il vendere per me è un gioco da ragazzi. Ai tempi mi furono proposte tante cose: il teatro con Gino Bramieri, di fare “Ok il prezzo è giusto”. Avevo un’azienda con 92 dipendenti da portare avanti, non potevo fare tante cose. Ancora oggi potrei tornare a vendere”.

Wanna e Stefania NON sono state pagate per la serie Netflix

Le due donne hanno collaborato al documentario a titolo gratuito. A confermarlo è stato l’autore a FanPage.

“A telecamere spente è una donna pacata. Parla a voce molto più bassa, dice pochissime parolacce. Si accende così solo quando sa di essere in video, a differenza della figlia che è più o meno come la vedete anche nel privato. Wanna Marchi l’ho trovata educatissima. E lo dico pur avendoci litigato. All’inizio ci sono stati sbandamenti: non accettavano di non avere nessun controllo editoriale sulla serie. L’hanno vista quando è arrivata su Netflix come tutti. Non sapevano nemmeno chi saremmo andati a intervistare oltre loro. Altro elemento di attrito: non sono state pagate per partecipare al progetto”.

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