Wanna: i retroscena per girare la serie cult del momento fra cachet e ricerche
27 Set 2022 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti
Da circa una settimana Wanna è fra le serie più viste su Netflix. Una docuserie realizzata da Alessandro Garramone che racconta la nascita, il successo, il fallimento, il carcere e la nuova vita di Wanna Marchi e Stefania Nobile, due televenditrici che hanno scritto un pezzo di storia del nostro paese. Un true crime a tutti gli effetti.
Il lavoro sul progetto è durato in tutto due anni fra cui nove mesi passati solo per rintracciare Do Nascimento, il mago scappato in Brasile dopo l’arresto di Wanna e Stefania.
“Wanna Marchi è come un rapper, ha un incredibile talento naturale per le punchline, soprattutto quando cattivissime. Per quanto, a telecamere spente, sia sorprendentemente pacata. Possono anche dirmi che ho realizzato la cosa peggiore dai tempi della sedia elettrica, ma solo dopo aver visto la serie per intero”.
Ha dichiarato l’autore a FanPage.
“Do Nascimento? Abbiamo detto: ‘dobbiamo trovarlo, se è vivo’, ci abbiamo messo nove mesi. In Italia nessuno aveva più contatti con lui da almeno 10 anni. Quindi, abbiamo provato tramite i ristoranti italiani nello stato di Bahia. Niente. Alla fine, Giuseppe Bentivegna, un redattore trentenne molto sveglio, ha scoperto che in Brasile tutti gli atti giudiziari vengono pubblicati online ed è possibile scaricarli a pagamento. Ha trovato una causa fatta da una persona di nome Mário Pacheco Do Nascimento contro un ente pubblico per non aver ricevuto un’utenza, forse la luce o qualcosa del genere. Trovato! Eravamo in tempi di pandemia non piena ma con molte limitazioni sugli spostamenti ancora in vigore. ”Io sono pronto a tutto per intervistarlo”, ho detto. Partito il venerdì per Salvador, il lunedì ero già a Roma. Un record quasi mondiale. E tutto ciò per parlarci un paio d’ore”.
Wanna, Alessandro Garramone: “Le Marchi non sono state pagate”
L’autore ha poi continuato:
“A telecamere spente è una donna pacata. Parla a voce molto più bassa, dice pochissime parolacce. Si accende così solo quando sa di essere in video, a differenza della figlia che è più o meno come la vedete anche nel privato. Wanna Marchi l’ho trovata educatissima. E lo dico pur avendoci litigato. All’inizio ci sono stati sbandamenti: non accettavano di non avere nessun controllo editoriale sulla serie. L’hanno vista quando è arrivata su Netflix come tutti. Non sapevano nemmeno chi saremmo andati a intervistare oltre loro. Altro elemento di attrito: non sono state pagate per partecipare al progetto”.
Se avete Netflix guardatelo, perché merita.