Ultimo interviene sulla polemica di Salmo e dei concerti: “Torniamo a vivere”
Anche Ultimo dice la sua sui grandi concerti.
17 Ago 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti
Il concerto di Salmo non ha soltanto dato vita ad una grossa polemica, ma ha aperto uno spunto di riflessione sul tema dei grandi eventi all’aperto. Dopo Fedez e Alessandra Amoroso, anche Ultimo ha detto la sua. Il cantante romano ha dichiarato che con i giusti strumenti (come il green pass) il governo dovrebbe provare a far riprendere un settore – come quello dello spettacolo – che da due anni è in ginocchio.
Tra Fedez, Salmo e compagnia varia.. Io sto con le parole di Niccolò Moriconi alias Ultimo che come nei suoi testi, anche nel post di Instagram ha centrato il punto. 💥#concerti #greenpass
— 💛ᖴᖇᗣᙁᙅᙓᔑᙅᗣ 💛 (@Chicca_colors) August 16, 2021
cambiando un attimo discorso: ho apprezzato molto le parole di ultimo sulla questione concerti pic.twitter.com/i8xcEVCeVs
— 𝘭𝘶𝘥𝘰𝘷𝘪𝘤𝘢 (@xbrsmile) August 16, 2021
situazione. Fai star male la gente psicologicamente oppure tante persone non andrebbero proprio ai concerti.
E questo lo sto dicendo per i discorsi di #Salmo #Ultimo e #DeGregori (anche se i loro discorsi puntavano più sull’aspetto del lavoro del settore)
— So’ Sara The Real Fastidiosa💅🏻 (@tinosara32) August 16, 2021
La riflessione di Ultimo.
“Il problema dei concerti è che nessuno si prende la responsabilità di decidere cosa fare e come farlo. Ci sono concerti che non sembrano concerti, serate in discoteca che sembrano concerti, assembramenti concessi e assembramenti vietati.
Che senso ha poter prendere ogni giorno aerei dove sono tutti attaccati – in un luogo chiuso e piccolo – e poi per dover fare un concerto in uno spazio aperto e grande, la gente deve stare seduta con mascherina e distanziata? Ah, ci sono anche concerti veri, fatti in paesi vicino al nostro. Lì si può andare volendo.
Hanno tutti paura di decidere, perché farlo comporta delle conseguenze. E se queste dovessero essere negative, si perderebbero consensi. Ma la politica non può basarsi sul porto sicuro e sul non muoversi per paura di sbagliare. Siamo fermi da 2 anni e abbiamo la necessità di tornare a fare il nostro mestiere, come sta succedendo in altri paesi del mondo.
Io non sono un tecnico, ma se abbiamo introdotto il Green Pass, proviamo a tornare tramite questo strumento: con responsabilità e civiltà reciproca. Perché oltre il Green Pass sinceramente non so cos’altro possa esserci…. se anche con questo strumento continuiamo a limitare le capienze per me è sbagliato.
C’è un virus e lo sappiamo tutti, ma dobbiamo poter tornare a vivere per imparare a convivere con lui. Senza terrore ma con grande attenzione. Si può fare. Anche non vivere è una malattia. Torniamo a vivere”.