Paola Egonu su Vanity Fair: “Io vittima di razzismo e omofobia”
03 Feb 2023 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 4 minuti
Paola Egonu sarà una delle co-conduttrici della prossima edizione del Festival di Sanremo e proprio questa settimana è finita sulla copertina digitale di Vanity Fair. Nata a Padova da genitori nigeriani, la pallavolista è stata crescita con gli insegnamenti di come riuscire a combattere il razzismo che, puntualmente, l’ha vissuto (e lo vive) sulla propria pelle.
“I miei genitori mi dicevano ‘ti diranno che i neri puzzano, fatti trovare pulita. Mi hanno anche insegnato a non mettere mai le mani in borsa dentro a un negozio per evitare di essere accusata di furto. Ancora oggi, se ho il cellulare in tasca e devo mandare un messaggio, aspetto di uscire Alle medie una ragazzina continuava a prendermi in giro perché ero nera. Un giorno l’ho afferrata per i capelli e le ho urlato: “Dillo un’altra volta e ti metto le mani addosso, non ho paura di te”.
E ancora:
“Se sono vittima di razzismo? A noi atleti conviene essere diplomatici per non infastidire i club, per non creare tensioni nella squadra. Forse quando smetterò di giocare potrò dire tutta la verità. […] Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei. Sa che in alcune filiali si entra attraverso porte girevoli, aperte e chiuse dagli impiegati all’interno? Ecco, a lei non la aprivano. La cosa che mi fa più male è che non si arrabbia neanche: “È normale”, mi dice”.
Paola Egonu: “Se facessi un figlio lo condannerei all’infelicità”
“Se voglio diventare mamma? Assolutamente sì. Il desiderio ce l’ho da quando sono piccola, ma solo recentemente ho capito che è realizzabile. Prima non riuscivo a immaginare che qualcuno potesse volere un figlio con me: non mi vedevo attraente Sono cresciuta in un contesto in cui lo standard di bellezza presupponeva l’essere bianca. E, sa, i ragazzini possono essere molto spiacevoli. Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. A un certo punto mi sono rasata a zero. Peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo. […] Sono single. Spesso le persone con cui esco mi dicono: “Non sono abbastanza per te”. Ma come, scusa, secondo te io sprecherei il mio poco tempo libero con qualcuno che non è abbastanza? Sarei scema. […] Sa che a volte con mia sorella ci chiediamo se sia opportuno per noi mettere al mondo dei bambini? Questo perché se mio figlio sarà di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”.
L’omofobia vissuta sulla propria pelle
La pallavolista è apertamente bisessuale e anni fa ha avuto una storia anche con Katarzyna Skorupa, una sua collega.
“I miei la presero malissimo. Erano preoccupati di quello che avrebbero pensato gli zii o i vicini di casa. Poi hanno capito che la mia non era una scelta. Chi opterebbe per uno stile di vita che ti mette contro tutti? Certe cose capitano e basta. Anche dalla società non mi sono mai sentita accettata, io me ne fregavo, baciavo la mia fidanzata anche in pubblico. Le reazioni, però, non sono sempre state gradevoli. Il problema è che la gente non pensa agli affari propri. Io dico, cosa vieni a giudicare me, o una coppia omosessuale che cresce i figli con amore, quando è pieno di famiglie tradizionali disfunzionali? È un mondo di m…da, me lo lasci dire. Spero che presto arrivi l’Apocalisse”.
Indubbiamente un valore aggiunto di questo Festival di Sanremo.