Mengoni sul governo Meloni: “Se toccano i diritti scendo in piazza”

21 Ott 2022 Anthony Festa • Tempo di lettura: 2 minuti

Mengoni

Due settimane fa Marco Mengoni ha pubblicato il suo nuovo album ‘Materia (Pelle)’ e adesso è in tour. Con l’occasione l’artista ha rilasciato una lunga intervista ad Andrea Laffranchi sul magazine Sette, nella quale ha parlato del Governo Meloni e del timore che qualcuno possa mettere mano ai diritti. Marco si è detto anche pronto a scendere in piazza.

“Non mi nascondo: c’è stato un voto e non condivido certe posizioni di chi si appresta ad andare al governo. Spero vengano presi provvedimenti utili e che non si regredisca su temi come i diritti, la libertà della donna di fare del corpo ciò che vuole. Se cambiano queste cose mi inca**o e scendo in piazza pure io. Siamo nel 2022, non dimentichiamocelo, e non si torna indietro”.

Il timore di Mengoni non è immotivato, visto che qualche giorno fa Maurizio Gasparri ha presentato un disegno di legge per riconoscere la capacità giuridica del concepito: “Questo è un lascito morale di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita”.

Che i diritti stiano a cuore a Marco è chiaro da tempo, un esempio è stato quando ha commentato il disgustoso applauso dei senatori di destra dopo l’affossamento del DDL Zan: “Non è politica quando ci si schiera contro i diritti fondamentali. Non è politica quando si applaude ad una sconfitta per la società. Provo un profondo senso di vergogna“.

Marco Mengoni parla del dismorfismo: “Ho lavorato tanto su me stesso”.

Tra le tante cose Marco ha anche rivelato di aver sofferto di dismorfismo quando era un adolescente: “Da ragazzino non pensavo proprio di poter avere appeal. Pesavo quei 106 kg, avevo i capelli lunghi che mi coprivano gli occhi quasi a non voler far individuare il mio stato d’animo. Più avanti ho fatto fatica a capire il confine tra bellezza oggettiva e soggettiva proprio per il dismorfismo, che è una patologia, e così ho iniziato a lavorare su me stesso. È stato difficile accettare che gli altri mi vedessero bello, e anche nel mio percorso di analisi e terapia ci siamo incagliati su questo. Alla fine fa piacere sentirselo dire, però penso che la bellezza sia quel condimento in più in un piatto che deve essere già buono“.

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