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Mara Venier svela il curioso nome d’arte scelto da Patty Pravo a inizio carriera
Fabiano Minacci 24/11/2025

Mara Venier e Patty Pravo sono entrambe di Venezia e proprio là si sono conosciute negli anni ’60 quando ancora erano Mara Povoleri e Nicoletta Strambelli. La prima faceva la shampista in un salone di bellezza, la seconda aveva già iniziato a cantare ma non era ancora diventata Patty Pravo, anzi, usava un altro nome d’arte. A rivelarlo è stata la conduttrice in una lunga intervista al Corriere della Sera dove ha parlato della sua gioventù e dei suoi inizi.
“Un ricordo di Mestre? Il bar Fontanella, dove ci ritrovavamo noi ragazzi. Avevo sedici anni, facevamo lo struscio tra la piazza e il bar. Io lavavo i capelli da un parrucchiere: ero l’unica che guadagnava qualcosa, pagavo il gelato a tutti. Un giorno nel bar entrò una ragazza di una bellezza mozzafiato: alta, magra, biondissima, orecchini lunghi e neri. Io chiesi: “Ma chi è?”. E un amico: “Ma come, non lo sai? È Guy Magenta, la cantante”. Chi? Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo. Ma all’inizio si faceva chiamare Guy Magenta. Ancora oggi quando ci vediamo la prendo in giro e la chiamo Guy Magenta. Lei ogni volta alza gli occhi al cielo“.
Mara Venier e Silvio Berlusconi, l’incontro e il corteggiamento
Parlando dei propri inizi, Mara Venier ha specificato: “Io sono cresciuta in Rai, appartengo alla Rai. Certo, è anche vero che con quello che ho guadagnato nei pochi anni trascorsi a Mediaset mi sono comprata questa casa. Silvio Berlusconi mi corteggiò a lungo per farmi trasferire a Mediaset. Ricordo che i politici facevano la fila per farsi intervistare da me, con vigorose proteste dell’Ordine dei Giornalisti“. In piena campagna elettorale (era il 1995) da lei andò a farsi intervistare pure Silvio Berlusconi. “Preparai l’intervista a Berlusconi con rigore: domande in busta chiusa, scritte dai direttori delle maggiori testate italiane, compreso Eugenio Scalfari. Il suo entourage ci provò in tutti i modi, ma io le domande a Berlusconi le feci leggere solo durante la diretta. Il tempo era uguale per tutti, 25 minuti. Lui lo rispettò, ma alla fine mi chiese, con il suo fare gentile, se poteva raccontare una barzelletta. Acconsentii: peccato che durò altri 25 minuti. Gli dissi: “Lei lo sa che io adesso verrò licenziata?”. Lui non fece una piega: “Da noi la aspettiamo con il tappeto rosso”“.








