Mara Carfagna, nel bel mezzo del dibattito sulla legge contro l’omofobia, fa uno sgambetto alla comunità LGBT

Il colpo basso di Mara Carfagna

22 Lug 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

Mara Carfagna oggi – nel pieno del dibattito della legge contro l’omotransfobia – ha depositato una proposta di legge che fa uno sgambetto alla comunità LGBT (ma non solo).

La sua proposta andrebbe ad estendere la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità (già previsto nel nostro paese con una legge del 2004) anche agli italiani che vanno a farla all’estero. Insomma, se una coppia italiana vuole affidarsi alla maternità surrogata (volgarmente ‘utero in affitto’) per avere un figlio, non potranno farlo neanche recandosi all’estero, se non vogliono incorrere in sanzioni da 600 mila a 1 milione di euro e carcere da 3 mesi a 2 anni.

La GPA, gestazione per altri, in Italia è già vietata per legge, ma in questo modo andrebbe ad essere equiparata al turismo sessuale, tanto illegale in patria quanto all’estero per qualsiasi cittadino italiano.

«La pratica dell’utero in affitto rappresenta una violazione dei diritti fondamentali dei bambini e riduce l’essere umano a merce. Per questo credo che vada perseguita anche quando avviene all’estero, come altri reati di analoga disumanità – ha confessato ad Avvenire Mara Carfagna.

Uno sgambetto quindi alla comunità LGBT ma anche alle coppie etero, dato che la stragrande maggioranza dei casi italiani di gestazione per altri è portata avanti da coppie eterosessuali che sono impossibilitate ad avere figli nel modo canonico.

Un colpo basso che da Mara Carfagna non mi sarei mai aspettato.

Nel febbraio dello scorso anno aveva infatti scritto su Twitter:

“Siamo nel 2019 o nel Medioevo? Una coppia gay, a Roma, non viene fatta entrare in un locale: è ora di dire basta a queste forme di discriminazione odiose, incivili e fuori dal tempo. Stop omofobia“.

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