Giovanni Muciaccia sbarca su TikTok e svela alcune curiosità su Art Attack

Fatto?

19 Mag 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

giovanni muciaccia tiktok

Giovanni Muciaccia ha cresciuto intere generazioni a colla vinilica, nastro adesivo e pennarelli ed ora, a distanza di 7 anni dalla chiusura ufficiale di Art Attack, è approdato su TikTok. Questa volta però non c’è nessun attacco d’arte, ma semplici video in cui parla proprio dello storico programma di Disney Channel trasmesso (in replica) su Rai Due.

Giovanni Muciaccia, che nel mentre si è sposato ed ha avuto due figli, ha così trovato una nuova popolarità sull’app cinese che si affaccia prevalentemente ad un pubblico di giovanissimi. Questi video, ad esempio, sono sul suo profilo da settimane ed hanno già ottenuto moltissimi commenti.

Giovanni Muciaccia su TikTok, i video in cui parla di Art Attack

“Art Attack è finito per due volte: la prima volta nel 2005 quando lo giravo in Inghilterra nell’edizione in cui c’era il Capo, poi nel 2010 lo hanno riaperto cambiando la sede, siamo andati a Buenos Aires in Argentina a girarlo, le edizioni in cui c’era la Palma. E lo hanno chiuso nel 2014. La seconda volta ci sono rimasto male perché l’avrei fatto ancora per qualche anno”.

Il conduttore ha poi continuato:

“Ora chiaramente mi state chiedendo come mai il programma si girava all’estero. Vi rivelo che Art Attack andava in onda in 32 paesi nel mondo, fra cui Spagna, Francia, Germania e pure in Giappone. Ogni paese aveva il suo presentatore, aveva il suo Giovanni, e ci si incontrava a Londra o a Buenos Aires. Perché veniva girato in un unico studio? Perché questo abbatteva i costi di produzione. C’era un unico studio e tutti i presentatori arrivavano dal proprio paese. Immaginate se ci fossero stati 32 studi, il costo sarebbe dovuto essere moltiplicato per 32. Sarebbe stato esorbitante”.

Infine una curiosità.

“Il paese dove Art Attack ha avuto più successo al mondo è proprio l’Italia, siamo un paese di artisti e di gente che ha una spiccata manualità, non a caso deteniamo il 70% del patrimonio artistico occidentale. Io ho seminato, ma il terreno dove ho messo i miei semi era fertile”.

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