Gay in Afghanistan: con i Talebani al potere torna la pena di morte

17 Ago 2021 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

Gay in Afghanistan: con i Talebani al potere torna la pena di morte

Come purtroppo già sappiamo, Kabul – capitale dell’Afghanistan – si è arresa all’invasione dei Talebani che hanno riconquistato il potere proclamando quello che è a tutti gli effetti un Emirato Islamico.

Una presa al potere che avanzava insistentemente da settimane e che solo ieri è stata ufficializzata prendendo il Palazzo Presidenziale e facendo fuggire il presidente Ghani.

Come riporta Gay.it in un lungo editoriale, qualche settimana fa il giudice talebano Gul Rahim, intervistato dal portale Bild, ha svelato quale sarà il futuro di donne e omosessuali con i Talebani al comando dell’Afghanistan.

“Le donne single saranno perseguitate, alle donne sposate non sarà concesso lasciare casa senza uno specifico permesso, ai ladri saranno tagliate mani e gambe. Ci sarà il ripristino della sharia, è sempre stato il nostro obiettivo. A un ladro che ha rubato un anello ho ordinato fosse tagliata la mano, per aver rubato, e le gambe per essere entrato in casa d’altri. Una banda che rapiva persone è stata impiccata”.

A domanda specifica del giornalista di Blind su quale siano le pene previste per le persone appartenenti alla comunità LGBT, il giudice ha dichiarato:

“Per un omosessuale possono esserci lapidazione, oppure può essere seppellito sotto il crollo di un muro“.

E no, purtroppo non è un film. La pena di morte per i gay in Afghanistan era stata abolita nel 2001, quando ci fu la caduta del regime dei Talebani. A distanza di 20 anni, siamo di nuovo punto ed a capo.

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