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Omofobia a Pescara, vietato l’ingresso a un ragazzo: “F di merda qua non entri”

Fabiano Minacci 16/07/2025

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Gioele Marzola, un ragazzo di 36 anni, la scorsa notte a Pescara è stato vittima di un brutto caso di omofobia all’ingresso di un noto locale dove, proprio a causa del suo orientamento, non è stato fatto entrare. Il ragazzo ha affidato il ricordo alla redazione di Ultimavoce.it, che ha riportato integralmente le sue parole.

Venerdì notte, verso le tre del mattino, a Pescara, davanti all’ingresso di un locale, in compagnia di alcuni amici,ho conosciuto l’omofobia. Quella vera” (…) “Mi avvicino a un buttafuori per chiedere se il locale fosse ancora aperto. Con tono tranquillo, sorridendo, gli chiedo: “A che ora chiude il locale?”. Lui risponde che stavano per chiudere. Io, con spontaneità, gli dico che saremmo rimasti pochissimo, solo il tempo di bere qualcosa. Sembrava quasi convinto. Allora aggiungo: “Ascolta bello, butto lo zaino sotto la pianta, attacco la bici lì…” Non ho nemmeno finito la frase. Mi interrompe. Con uno sguardo carico d’odio mi sputa addosso parole che ancora oggi rimbombano dentro me, come un pugno allo stomaco: “Fr0cio di merda, tu in questo locale non entri!”“.

Omofobia a Pescara, il direttore dello stabilimento in difesa di Gioele

Il racconto di Gioele, prosegue: “Silenzio. Nessuna rissa, nessuna reazione violenta. Solo uno shock profondo. Io e i miei amici ci siamo guardati. La nostra intelligenza ha scelto il silenzio e la strada della dignità. Abbiamo girato i tacchi e siamo andati via. Colpito, ferito, istigato alla rissa proprio da chi invece ha il compito di proteggere, mantenere la quiete, sedare momenti di ignoranza brutale“. Gioele, però, il giorno dopo è tornato in quel locale da solo per parlare con il proprietario che – stando al suo racconto – si è dimostrato umano. “Uno dei suoi collaboratori era presente la sera prima e ha confermato tutto“, ha scritto. “Il proprietario ha preso immediatamente le distanze da quell’uomo e ha chiesto alla ditta per cui lavora di non mandarlo più lì“.

Il ragazzo fa poi una riflessione: “L’odio, che alimenta l’omofobia, il razzismo, la discriminazione… non è un’opinione. È violenza. E non possiamo accettarla. Non possiamo normalizzarla. Io non voglio scrivere questo articolo per accusare. Voglio scriverlo per risvegliare. Chi agisce con tanto odio, lo fa perché ha un vuoto dentro. Spesso l’odio senza senso nasce da frustrazioni, da repressioni interiori, da insicurezze e da una profonda insoddisfazione personale“.

Quanto accaduto a Pescara evidenzia che è tutt’ora indispensabile un’azione concreta da parte dello Stato con norme che tutelino e istituti scolastici che sensibilizzino ed educhino al rispetto delle diversità. L’omofobia nel 2025 non può più essere tollerata.

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