«È porca in un’esclamazione»: il (superfluo?) commento del quotidiano cattolico L’Avvenire

27 Ott 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

«È porca in un’esclamazione», Flavio Insinna giorni fa a L’Eredità lo ha chiesto ad una concorrente durante ‘Il Gioco Delle Definizioni’ con tanto di sette caselle e l’iniziale ‘M’.

“Bestemmia sì o bestemmia no?” – ha chiesto provocatoriamente Andrea Fagioli per il quotidiano cattolico L’Avvenire – “La concorrente ha iniziato a pronunciare tra i denti qualcosa di molto simile a un «Ma…». Poi si è messa a ridacchiare anche perché Insinna, ci auguriamo lui stesso preso in contropiede, ritardava ad accendere la seconda lettera: una «i» liberatoria, che ha provocato un sospiro di sollievo in molti telespettatori e ha spinto la concorrente, sia pure ancora con un mezzo sorriso, a pronunciare la parola «Miseria». A quel punto il conduttore ha chiosato con un «Porca miseria, pure oggi che lotta!»”.

E ancora:

“Tutto bene quel che finisce bene? No, non pensiamo che sia così, anche perché a casa qualcuno la definizione sbagliata l’avrà pronunciata o quanto meno l’avrà pensata. E allora sarà bene farsi e fare alcune domande. Ma chi l’ha scritta una definizione del genere? E poi perché la soluzione era proprio una parola di sette lettere? Gli autori non hanno pensato che ci poteva scappare una bestemmia anche se il programma non va in diretta? Oppure l’hanno messa in conto e si sono divertiti a giocare sul doppio senso? Il sospetto c’è, anche perché in televisione da un po’ di tempo a questa parte i doppi sensi sono all’ordine del giorno, così come le volgarità”.

Ma il lungo articolo non finisce qui.

“[…] Detto questo, non si capisce perché in certi casi i responsabili dei programmi si ergano a moralizzatori, come ad esempio nel Grande fratello vip a proposito delle affermazioni (sbagliatissime, per carità) di Fausto Leali sulla razza e sul fascismo, e in altri casi si lasci correre o si liquidi il tutto con un sorrisino”.

Fino all’epilogo finale.

“Verrebbe in conclusione da augurarci il ritorno a una tv pedagogica di vecchio stampo, ma si rischiano gli insulti di cui sopra”.

Ma…

 

 

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