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Veronica Gentili su Gaza: “Ecco perché ne ho parlato a L’Isola dei Famosi”
Fabiano Minacci 15/09/2025

Veronica Gentili in una recente intervista rilasciata a Francesca D’Angelo per La Stampa ha parlato di Gaza e della Palestina, argomento che affronterà anche a Le Iene perché – a suo dire – lo scenario geopolitico lo impone. Qualche mese fa lo ha fatto anche in diretta a L’Isola dei Famosi e, anche in quel caso, c’era un motivo preciso: erano appena circolate le immagini dei palestinesi affamati in fila per il cibo e sarebbe stato strano non menzionare quella tragedia all’interno di un reality che fonda la sua dinamica proprio sul tema della fame.
“A Le Iene parleremo di Gaza, dobbiamo farlo, lo scenario geopolitico lo impone” – le sue parole a La Stampa – “Oggi c’è solo una cosa che sta smuovendo gli equilibri a Gaza: la società civile. I movimenti di opinione sono l’unico modo di scuotere i governi. Quindi i vari distinguo su dove e come parlarne sono distonici rispetto a quello che accade“.
In merito ad Emanuela Fanelli, che ha dichiarato che non avrebbe parlato di Gaza durante la Mostra del Cinema di Venezia, ha ribadito il suo pensiero che aveva già espresso sui social. “Se Fanelli ha sbagliato a tacere alla Mostra del Cinema di Venezia? Secondo me non esiste un posto giusto e uno sbagliato, io ne ho addirittura parlato a L’Isola dei Famosi. Quel giorno erano appena uscite le immagini della gente affamata e mi sarei sentita fuori dal mondo a far finta di niente in un programma dove persone famose, ben pagate, giocavano a fare la fame“.
Veronica Gentili, cosa aveva detto su Emanuela Funelli
“Stimo Emanuela e credo sia una bravissima attrice, e sono convinta sia una donna sensibile e attenta al mondo che la circonda. Ma sinceramente credo che, quando Emanuela dice che non parlerà di Gaza nel suo discorso di apertura del Festival di Venezia, perché teme di sentirsi inopportuna, impreparata e fuori contesto, stia sbagliando. E c’è una ragione.
Questo non è il momento del distinguo. Non esistono contesti giusti o sbagliati nei quali affrontare la questione di un popolo che viene quotidianamente sterminato. I morti di Gaza scorrono come i granelli di sabbia di una clessidra che, se non ci sbrighiamo a trovare una soluzione a breve, sarà svuotata del tutto. Quello che fa la società civile è una battaglia non solo contro i governi ma contro il tempo. Perché ogni giorno che passa le possibilità che la Palestina e il suo popolo continuino ad esistere diminuiscono. A questo servono le pressioni costanti e a volte anche ripetitive di artisti, giornalisti e della società civile, le persone che sono turbate da quello che vedono succedere sotto i loro occhi e che lo esprimono e lo condividono ogni giorno tentando di fare pressione. E in questo senso nulla è più prezioso di un pulpito così prestigioso come quello di Venezia, su cui inevitabilmente ora sono puntati tutti gli occhi”.
Veronica Gentili ha poi continuato:
Il problema dei vestiti e dei gioielli che si indossano o farsi lo scrupolo comprensibile di apparire inadeguati perché non sia degli esperti di geopolitica, in realtà sono dei falsi problemi. Perché qui il punto non è giudicare l’idoneità di Emanuela Fanelli, un’attrice, a parlare di Gaza. Il punto è parlare di Gaza, ovunque, continuamente. La società civile non deve smettere di parlare di Gaza finché non accade qualcosa, a costo di apparire stucchevoli e a tratti ridondanti. Tanto più quando si ha l’opportunità di farlo dove si viene ascoltati da molti, a maggior ragione quando l’argomento è fuori contesto e quindi magari diventa particolarmente molesto e particolarmente urticante per tutti coloro che non lo vogliono ascoltare. Ecco, quelli sono proprio i momenti in cui è più importante farlo.
Oltretutto, questo è il primo anno in cui scompare a Venezia la figura della madrina, epiteto ritenuto sminuente, e si lascia il posto alla figura della conduttrice, che è quella che invece ha il compito di guidare, di condurre le cerimonie del festival e di dare loro un’impronta. Quindi, a maggior ragione quest’anno più che mai è giusto che chi conduce il festival possa farsi portavoce del messaggio che la società civile in questo momento ha più urgenza di gridare. Emanuela, purtroppo, non abbiamo più tempo per i distinguo. Non abbiamo proprio più tempo in generale“.