LGBT
Tommaso Cerno, confessione choc: “A 11 anni con un prete, però mi piacque”
Fabiano Minacci 11/11/2025

Tommaso Cerno, giornalista, direttore de Il Tempo e co-conduttore di Domenica In accanto a Mara Venier, ieri ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera che ha sorpreso tutti: con grande franchezza ha raccontato di aver subito un episodio di abuso da parte di un prete quando aveva 11 anni e che gli è… piaciuto.
Sposato dal 2022 con Stefano Balloch, Tommaso Cerno è apertamente omosessuale, ma ovviamente a 11 anni non poteva essere considerato in grado di intendere e volere e per questo motivo, nonostante le sue parole, quello che ha subìto è da considerarsi a tutti gli effetti una violenza. A domanda diretta sulla sua prima volta, infatti, il giornalista ha risposto candidamente: “A 11 anni con un prete. Non ho mai capito se volevo o non volevo. Fu sicuramente una violenza, ma a 11 anni non ne sei consapevole. Però mi piacque, quindi non so cosa pensare di quel prete“.
Purtroppo -è evidente- che quel prete fosse un pedofilo e non è detto che Tommaso Cerno sia stato la sua unica vittima, purtroppo. Oggi il giornalista ha 50 anni e quel fatto risale a circa 40 anni fa: è possibile che il sacerdote nel frattempo sia già morto, ma se così non fosse sarebbe comunque opportuno segnalare la vicenda alle autorità competenti, anche se quel reato specifico è ormai prescritto (per legge, infatti, la prescrizione scatta vent’anni dopo il compimento della maggiore età della vittima. In questo caso, quindi, è scaduto quando Cerno ha compiuto 38 anni).
Tommaso Cerno: “Tradire a volte salva una relazione”
Il giornalista ha poi fatto intendere che probabilmente perdonerebbe un tradimento. “C’è tradimento e tradimento. Ma a volte tradire salva una relazione e a volte è solo voglia di… che si esaurisce come un’ubriacatura. L’obbligo alla fedeltà, che non c’è nelle unioni civili, non dovrebbe esserci nemmeno nel matrimonio religioso: era nato quando aveva senso distinguere il figlio legittimo da quello illegittimo“.
In merito all’affossamento del DDL Zan, Tommaso Cerno – che in quel periodo era in Parlamento – si è così giustificato: “Lo affossai perché c’era la possibilità di far passare l’unica parte essenziale, cioè quella che avrebbe aggiunto alla legge Mancino gli LGBQ, come li chiamano adesso. Ma invece loro hanno rifiutato la mediazione della Bernini e hanno voluto a tutti i costi aggiungere alla votazione tutta una parte più ideologica su cui un parlamento ci mette anni a legiferare“.








