Sora, ragazzino 15enne vittima di omofobia da parte di un compagno di classe: “Ho pianto e non lo perdono”

Nuovo caso di omofobia in una scuola di Sora.

15 Feb 2021 Anthony Festa • Tempo di lettura: 2 minuti

Un giovane studente qualche giorno fa ha posato con un cartello: “La scuola in presenza non è solo un voto“. Un suo compagno di classe ha modificato quella foto e sullo stesso cartello ha scritto “Io sono fr***o“. L’immagine photoshoppata del 15enne è stata inviata nelle chat di classe e dell’istituto e ovviamente il 15enne di Sora non l’ha presa bene. Lo studente ha pianto e poi ha voluto un confronto con il bullo.

“Inizialmente ho pensato: ora che faccio? Poi ho scritto al mio gruppo di amici e ho pianto perché ho avvertito la mancanza di rispetto – spiega il giovane di Sora a Ciociaria Oggi -. Ma penso che la cosa più importante sia rialzarsi in piedi perché non bisogna farsi buttare giù da queste etichette, soprattutto quando questo avviene da parte di persone ignoranti. Ci tengo a sottolineare che tranne un pianto iniziale, l’ho presa bene. La cosa che mi ha fatto arrabbiare di più è che ho avuto amici che per questo hanno avuto problemi di autolesionismo. Mi sono confrontato civilmente con il ragazzo che ha fatto girare lo sticker, è un mio coetaneo. Ho ricevuto le sue scuse, ma non l’ho perdonato”.

La Rete degli Studenti Medi di Sora ha espresso solidarietà al ragazzino: “Esprimiamo la piena solidarietà al ragazzo coinvolto in questo spiacevole episodio – recita la nota -. Di fronte a comportamenti del genere non possiamo rimanere in silenzio perché sono la prova che certe discriminazione sono ancora presenti nella nostra società. Non siamo disposti a tollerare più queste aggressioni perché alimentano una cultura basata sull’odio e su valori che non ci appartengono“.

Ennesimo esempio di come le parole possono ferire tanto quanto la violenza fisica. Motivo per cui dovremmo riflettere sul provare ad abolire certi termini. Continuo a pensare che queste offese andrebbero evitate anche tra persone LGBT (che spesso invece le usano depotenziandole del loro significato offensivo). In questo caso applicherei la cancelled culture (che tanto odio), facciamo morire certe parole e condanniamo gli omofobi che le usano.

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