Francesco Tommasi ha subito più volte aggressioni verbali (e non) nel suo paese, Vittoria (RG). Certamente l’episodio più grave risale a 2 anni fa quando un gruppo di bulli lo accerchiò e lo pestò a sangue. Il 22enne adesso a FanPage racconta il suo rapporto con gli omofobi e come lui sia riuscito a reagire nonostante il clima d’odio che spesso l’ha circondalo
“Ho sempre subito violenza verbale, insulti e tutto il resto. La bottiglia tirata in lontananza, la parola ‘fr**io’, o anche ‘che**a’. Avere persone vicino che mi hanno supportato, più il mio lato combattivo, prendere consapevolezza che potevo essere anche io una persona che poteva reagire. – continua Francesco – Non è facile affrontare la situazione, serve la famiglia e anche gli amici veri. Avere qualcuno che ti aiuta e anche la tua sicurezza rende vuoto l’insulto che ricevi. C’è gente che si è ammazzata per colpa dei bulli omofobi. Non è concepibile che io non devo avere gli stessi diritti di un’altra persona solo perché sono omosessuale o trans.
Pensate a quanto è folle pensare di vole far cambiare qualcosa ad una persona. Forse chi deve cambiare qualcosa è il bullo che per arrivare ad aggredire significa che ha un problema.
La diversità dà un equilibrio a tutto e quindi va rispettata e i bulli per fare un male del genere vuol dire che soffrono talmente tanto, ma ho capito che l’avere l’ego e l’odio per i bulli, in realtà a me non serviva mi faceva stare soltanto che male. Sono e sarò una persona che lotta per l’uguaglianza e ai bulli auguro di iniziare a farsi un bell’esame di coscienza, crescere e capire che l’affrontare una situazione con il puro ego e rabbia, alla fine, non porta a niente, porta soltanto a un veicolo cieco senza via d’uscita”.
E pensare che i leader del centro destra continuano a dire che non c’è la necessità di una legge contro l’omofobia in Italia. Mi viene da chiedermi in che paesi vivano questi soggetti.
“Si sono avvicinati, erano in quattro, tutti minorenni, mi hanno chiesto il cellulare, ma io ho detto che era mio e che andavo di fretta. Quindi mi hanno detto ‘pezzo di fro**o, dacci il telefono, non ti facciamo niente’. Io ho risposto a tono e sono partire le botte. Mi sputavano, mi urlavano, mi davano cazzotti e calci. Dai colpi violenti allo stomaco e al volto ho anche vomitato.
Ti fai una passeggiata e non ti aspetti che qualcuno ti picchi. Quando sono in tanti, poi, rimani sbalordito. Ho denunciato, poi una volta tornato a casa mi sono fatto una doccia, volevo pulirmi di dosso gli sputi”.