Quanto guadagnava Chiara Ferragni con le varie sponsorizzazioni ai tempi d’oro

15 Giu 2024 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

chiara ferragni adv

Chiara Ferragni nel corso degli ultimi anni si è costruita un impero e il merito è – anche – di quello che è stato fino a qualche giorno fa il suo manager e migliore amico, Fabio Maria Damato. A parlarne è stata anche Selvaggia Lucarelli nel suo libro Il Vaso Di Pandoro applaudendo Damato per un’intuizione che ha avuto anni fa: far fare a Chiara degli ADV, oltre che a promuovere i propri prodotti.

L’intuizione di Damato è stata questa: tu devi essere il volto di grandi brand e così è stato. Da Calzedonia a Pantene, erano tutti contratti milionari“. Ma quanto nel dettaglio? Sul libro si legge dichiarazioni di ex dipendenti: “Mi ricordo un famoso un famoso yogurt, una sponsorizzata per 500/600 mila euro: assaggiava lo yogurt a colazione in qualche post o storia“. Il riferimento è probabilmente al brand Yomo. E ancora: “Un brand di barrette le diede delle cifre incredibili” / “300 mila euro per l’ultimo post in cui fa colazione” / “con le uova di Pasqua ha fatturato 500 mila euro un anno e 700 mila euro un altro anno“.

Dallo scorso dicembre però, da quando è esploso il caso Pandoro, Chiara Ferragni non ha fatto più ADV sul proprio profilo Instagram limitandosi a promuovere solo il proprio brand.

Calcolare quanti soldi abbia ipoteticamente perso è impossibile.

Vestiti regalati a Chiara Ferragni: come funzionava in ufficio

Per la realizzazione del libro Il Vaso di PandoroSelvaggia Lucarelli ha intervistato un paio di ex dipendenti di Chiara Ferragni e si è fatta raccontare un po’ di aneddoti e di scoop sulla vita in ufficio.

Stando ai loro racconti le aziende mandavano quotidianamente capi e accessori in ufficio “tantissimi al giorno, dal beauty ai vestiti agli accessori“, ma Chiara, che bazzicava poco quelle stanze, ne prendeva visione solo tramite foto via WhatsApp. “Dall’ufficio le vengono mandate le foto, lei dice quello che le piace o non le piace“. I vestiti che le piacevano venivano poi recapitati a casa sua, gli altri venivano posizionati in un magazzino e divisi, di tanto in tanto, fra le ragazze che lavoravano lì. “Finivano in una grande riffa, un’estrazione a sorte fra i dipendenti a Natale“. E le occasioni erano spesso ghiotte dato che arrivavano vari brand, sia alti che bassi. Tranne Hermes e Chanel perché loro “regali non li fanno“.

Regali che le dipendenti apprezzavano (anche solo per metterli su Vinted, immagino). “Due volte l’anno c’era lo svuotone dall’ufficio, ovvero i dipendenti potevano entrare nella stanza con la roba accumulata che lei non voleva e potevano scegliere quello che preferivano“.

 

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