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Pietro Valsecchi, produttore di Checco Zalone: “Ossessivo e attento ai soldi”
Fabiano Minacci 10/12/2025

Pietro Valsecchi, noto produttore e considerato il “Pippo Baudo” che ha scoperto Checco Zalone, in una lunga intervista al Corriere della Sera ha parlato del comico, ricordando il momento in cui lo notò per la prima volta e confermando che il suo vero grande successo è arrivato proprio grazie a lui.
“La comicità di Zelig non faceva proprio per me. Un giorno mio figlio Filippo, che aveva 12 anni, mi disse: “Papà, guarda questo comico, mi fa morire dal ridere, si chiama Zalone”. “Sì sì, lo guarderò”. Non gli diedi molto peso. Tempo dopo lo rividi in tv e mi sorprese. L’ironia tagliente, il cinismo, l’irriverenza. Un comico fuori dagli schemi. Mi metto a cercare chi è e quello che aveva fatto. Trovo il suo numero di casa. Lo chiamo una mattina presto. Ciao, sono… E lui, fingendo di conoscermi, come stai? Mi raggiungono, dalla Puglia a Cortina, lui e Gennaro Nunziante, il suo amico e regista. Loro portarono la mozzarella, io li accolsi col tartufo“.
Pietro Valsecchi ha poi raccontato che l’idea del film Cado Dalle Nubi venne proprio durante una cena: un ragazzo che parte dal sud per conquistare Milano e diventare un cantante. L’idea era semplice, ma d’effetto. “All’interno di Medusa, la società di cinema di Berlusconi che in quel periodo era mia al 50 per cento, non tutti erano d’accordo all’idea di fare un film su Zalone. Ho fatto un film contro tutto e tutti. Incassò 18 milioni. Poi le cose si complicarono. Tutti volevano rubarmi Zalone. Abbiamo fatto cinque film insieme. Gli abbiamo trasmesso l’amore per l’arte e per il collezionismo, e affinato il gusto per il vino. Abbiamo condiviso serate di musica, risate e leggerezza: momenti preziosi che porterò con me. Fino a quando qualcosa si ruppe”.
Pietro Valsecchi, produttore di Checco Zalone: “Ossessivo e attento ai soldi”
Pietro Valsecchi e Checco Zalone ora, infatti, non sono più amici né lavorano più insieme. Questo perché – secondo il produttore – il comico sarebbe diventato uno ansioso e attaccato ai soldi.
“Era diventato ossessivo, vinto dall’ansia del primo posto. Ma nel cinema è normale, l’invidia è ovunque, tutti vogliono essere unici. E Luca (vero nome di Checco Zalone, ndr) lo era davvero. Il secondo film ha fatto 45 milioni, il terzo 52, quello che è andato “male”, Tolo Tolo, ne ha incassati 48. Il film più difficile. Luca e Nunziante non riuscivano a venire a capo della storia. Lo vedevo spaesato. “Non mettermi ansia, Pietro” mi diceva. D’accordo, ma un’idea va trovata. Intanto Gennaro mi chiese una cifra assurda. “Stai scherzando?”. “No, sono serio”. “Ma tu non sei Zalone, tu sei il regista di Zalone”. La discussione degenerò. Lo cacciai dal mio ufficio in malo modo, urlandogli dietro fino in strada. Non l’ho più visto. A quel punto, ho lasciato Luca libero di fare il suo film“.
Secondo Valsecchi, Zalone -descritto come un democristiano fino al midollo- sentiva l’esigenza di essere accettato da quelli di sinistra che non lo avevano capito. “Voleva il riconoscimento di quel mondo e quando l’ha avuto l’ha snobbato. Solo che a me questo suo riconoscimento è costato 24 milioni di euro“. L’allusione è al film sull’immigrazione, Tolo Tolo. “Mi disse, con tutti i soldi che ti ho fatto guadagnare, ora te li faccio spendere. Una sorta di vendetta poetica. Ma ero d’accordo con lui, dopo tutti i successi, aveva il diritto di prendersi la sua libertà“.
“Checco Zalone ha inventato un nuovo linguaggio, restando sempre molto attento ai soldi. Mi diceva ridendo: “Se canto la terza canzone nel film voglio un cachet a parte”. Non scherzava. Ma abbiamo fatto un lungo viaggio insieme ed è stato indimenticabile“.








