Gossip
Pamela Prati, il dramma del collegio: “Rinchiusa a due anni”
Fabiano Minacci 03/11/2025

Pamela Prati nel corso di una recente intervista che ha rilasciato al Secolo XIX si è aperta sul suo passato arrivando a raccontare anche il dramma vissuto in collegio dove è rimasta per tutta l’infanzia e parte dell’adolescenza. Ci entrò quando aveva solo due anni perché sua madre Salvatora era rimasta sola con tutta la famiglia da gestire. “Essere tolta da casa e messa in collegio a soli due anni non è stato facile. Certi momenti della vita non si dimenticano. Si impara a conviverci, a superarli con l’aiuto della terapia e soprattutto con l’amore della famiglia. Ma da quella sofferenza ho tratto la forza di mia madre: una donna straordinaria, che ha lavorato duramente per dieci anni da sola, riuscendo con i suoi sacrifici a farci uscire dal collegio e a riportarci a casa. Se oggi sono quella che sono, lo devo completamente a lei“.
Questa non è la prima volta che Pamela Prati si apre con la stampa, l’anno scorso ha affrontato con il Corriere della Sera anche il tema maternità dopo che online era uscito un titolo al grido di “Rimasi incinta di Adriano Celentano“, un virgolettato che la ferì perché non veritiero. “Ho letto (purtroppo) su varie testate una notizia falsa che mi riguarda. Ci tengo a precisare che non ho mai rilasciato PERSONALMENTE (né 45 anni fa né ora) un’intervista del genere: ritengo quest’articolo non veritiero, irrispettoso e offensivo verso una donna della mia età“.
La showgirl, attualmente single, non ha mai avuto figli. “Mi spiace non aver avuto figli, ma sono una zia molto presente. Tra nipoti e pronipoti ne ho una trentina. Li ho seguiti e li seguo tutti”. E in ambito di uomini – nonostante il caso Mark Caltagirone – si è detta addirittura fortunata. “Sono sempre stata una persona molto attenta e, devo dire, fortunata: gli uomini che ho amato sono sempre stati gentili e rispettosi, anche se le storie poi sono finite. Non sono mai stata maltrattata o umiliata, e per questo mi considero fortunata. Purtroppo, però, non tutte le donne vivono la stessa realtà. Bisogna continuare a lavorare, anche con leggi più severe, per proteggere chi subisce violenza o mancanza di rispetto“.








