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Martina Strazzer, la giornalista Charlotte Matteini: “Perché la sua risposta non torna”
Fabiano Minacci 21/08/2025

Martina Strazzer ha assunto una contabile al quarto mese di gravidanza, poco dopo è andata in maternità e al termine del contratto – tutto regolarmente pagato – non è stato rinnovato come inizialmente promesso. Questo perché, stando alla versione dell’imprenditrice, la contabile non avrebbe svolto bene il proprio lavoro. Anzi. “Sono emerse criticità molto più complesse e profonde di quanto avremmo potuto immaginare“, ha scritto nel post di spiegazioni. Da parte dell’imprenditrice di Amabile, quindi, quello è stato un mancato rinnovo del tutto legittimo. Secondo la giornalista Charlotte Matteini, invece, no. Proprio lei, che ha alzato il polverone, ora ha di nuovo risposto sulla sua newsletter scrivendo che la replica di Martina Strazzer è “tutta incentrata sul mettere in cattiva luce la professionalità di Sara, scaricando sostanzialmente sulle sue spalle l’intera responsabilità della vicenda“.
Charlotte Matteini, perché secondo lei la risposta di Martina Strazzer non torna
“Dopo aver sostenuto che Sara è stata mandata via per non aver fatto bene il proprio lavoro” – scrive Charlotte Matteini – “Nella seconda slide si dichiara che questi presunti errori non vengono esposti al pubblico per non compromettere il futuro professionale di Sara. Io non so chi vi abbia consigliato questa strategia difensiva, ma fa acqua da tutte le parti. Ci tengo a sottolineare che il video dell’annuncio dell’assunzione di Sara è stato pubblicato nel novembre 2024 e Sara all’epoca lavorava in Amabile da luglio, ovvero da 4 mesi. In un’intervista rilasciata a Fortune nel dicembre 2024, quindi un mese dopo il video, Strazzer tesseva ancora le lodi di Sara“.
Secondo Matteini, quindi, Strazzer si sarebbe dovuta accorgere prima che la contabile “non sapeva fare il proprio lavoro” e non dopo cinque mesi dall’assunzione. “La replica di Amabile si concentra tutta sulla legittimità della decisione di non rinnovare il contratto alla contabile” – continua a scrivere – “Peccato che il focus della vicenda non fosse quello ma il purpose washing, ovvero il servirsi dell’annuncio di assunzione per pubblicizzare azioni e valori etici – e dunque elevare il brand agli occhi di clienti e potenziali tali – che nei fatti vengono perseguiti in maniera molto differente da quanto mostrato sui social“.