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Guè e Artie5ive rispondono alla polemica di Ghali sulla Palestina

Fabiano Minacci 04/10/2025

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Ghali ieri è stato molto duro contro tutti i suoi colleghi che non si sono esposti pubblicamente sulla Palestina. Un post lunghissimo pubblicato su tutti i social in cui sostiene sostanzialmente che il rap è morto e che gli artisti che non si sono esposti per denunciare quanto avviene a Gaza ne subiranno le conseguenze. Cito: “il genocidio in Palestina ricadrà anche sulla vostra arte, sulla vostra penna, sulla vostra salute mentale e sulla vita delle future generazioni“. Accuse a cui Guè Pequeno e Artie5ive hanno deciso di rispondere.

Puntare il dito sui nostri colleghi oggi non ci pulirà dai peccati commessi ieri. Ricordiamoci di non usare questi momenti per spargere odio o creare divisioni inutili” – ha scritto Artie5ive su Instagram – “Il rap è più vivo che mai, ma da un attico in centro non si vede. Palestina libera dagli oppressori“. Più pratica la risposta di Guè Pequeno che ha pubblicato nelle storie di Instagram una email ricevuta da Amnesty International Italia che ha come oggetto: “Cosimo Fini (il vero nome di Guè, ndr) grazie per aver firmato il nostro appello“. Questo il suo commento: “Rapper da classifica che non ti esponi fai come me“.

A esporsi su Gaza non è stato solo Ghali, ma anche il trapper Kid Yugi.

É imbarazzante il fatto che in Italia sia diventata così poco rilevante e succube sul piano internazionale che le istituzioni e la stampa non possano neppure esprimere cordoglio per le vittime del conflitto ma anzi siano costretti a difendere gli oppressori. Mi auguro un futuro diverso. Mi auguro che la classe politica del futuro si impegni a riconquistare una sovranità statale contrastando tutti quei poteri sovranazionali che in questo momento ci piegano e ci riducono alla condizione di stato satellite se non di protettorato. La mobilitazione di ieri é stato un forte segnale popolare nonostante alcune esacerbazioni. Mi auguro infine che i miei coetanei e i posteri non solo siano sempre dalla parte degli oppressi e mai degli oppressori, ma che sappiano distinguere gli uni dagli altri senza farsi circuire da una propaganda internazionale che grazie a dio sta diventando sempre più stupida e fallace“.

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