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Ghali contro i colleghi che non si sono esposti per la Palestina
Fabiano Minacci 03/10/2025

Durante la giornata dello sciopero generale a sostegno della Palestina, Ghali ha attaccato i suoi colleghi rapper accusandoli di non aver preso posizione né detto nulla sull’argomento. Purtroppo non ha fatto i nomi, anche se da uno così politicamente esposto come lui, me li sarei aspettati.
Ecco cosa ha scritto sui social:
“Quella del “io non ho mai fatto politica sui miei profili social quindi perché dovrei farlo ora” oppure “è una storia molto delicata e complicata che va avanti da millenni” sono tutte str*nzate e scuse. Chissenefrega se i vostri fan vogliono solo la musica, se sono famiglia come li chiamate dovete parlare anche di cose importanti.Il genocidio in Palestina ricadrà anche sulla vostra arte, sulla vostra penna, sulla vostra salute mentale e sulla vita delle future generazioni, quindi anche su quella dei vostri figli“. E ancora: “I motivi per cui non ne parlate possono essere tre: 1) Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete “come sono andate le cose”, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra. 2) Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo. 3) Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro: quindi, da sempre, siete stati delle m*rde“.
Ghali: “Il rap è ufficialmente morto”
Ghali ha poi aggiunto: “Non avete parlato, e i brand non vi cercano. Non avete soldi, non avete stile, vi sc*pate le tipe tra amici, cosa ci avete guadagnato col vostro silenzio? Il rap è ufficialmente morto. Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere. Ne è rimasto solo lo stile, il suono, la forma. Qualsiasi artista che millanta di essere un rapper e usa un sacco di parole per riempire le strofe ma non dice un c*zzo sulla Palestina non può definirsi tale“.
Infine l’attacco diretto ai colleghi: “Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smetterla di avercela con gli sbirri. Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi finalmente venderti del tutto (sempre se hai da vendere qualcosa). È anche vero che supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere. L’Italia è attiva, l’Italia è in piazza e la Flotilla passerà nella storia. Le persone che si sono imbarcate per far valere il diritto internazionale, per portare aiuti a Gaza, le persone che scendono in piazza e perdono giornate di lavoro, non sono da attaccare o ridicolizzare, sono da proteggere perché, è stanno compiendo l’azione più concreta finora e rappresentano la speranza“.
Ghali ha poi concluso: “La cosa che più mi preoccupa è la convinzione, la fermezza, la sicurezza con cui i nostri politici mentono al popolo. Chi ve lo fa fare di vivere una vita ai piani alti della società, a capo di un governo senza mai servire il Paese, assumendovi, a questo punto, la responsabilità di essere complici di un genocidio? Tutto questo per cosa? Per avere un po’ di potere per altri quanti anni? Il gioco vale la candela? Stare in alto in cambio di tutto questo sangue? In cambio di così tanta sofferenza? In cambio di bambini? In cambio di un nuovo olocausto? Ma sono certo che, prima o poi, il conto arriva“.
Ma sono certo che, prima o poi, il conto arriva
— Ghali (@GhaliFoh) October 3, 2025