LGBT
Don Renzo dopo le polemiche per i funerali di Mario e Gianni: “La Chiesa non riconosce le unioni civili”
Anthony Festa 03/08/2025

Le omelie ai funerali sono un modo per ricordare le vite e onorare la memoria di che ci ha lasciato, ma a quanto pare questo vale solo per le persone non LGBTQ, perché anche il più grande amore tra due uomini può trasformarsi in una “bella amicizia” ed è così che stato etichettato il legame tra Mario Paglino e Gianni Grossi. I due uomini hanno perso la vita in un tragico incidente avvenuto domenica 27 luglio sull’A4. Lo scorso 1° agosto si sono tenuti i funerali di Mario e Gianni e Don Renzo ha ben pensato di ricordare la “profonda amicizia” che legava i due designer di bambole.
Raggiunto dai giornalisti del Corriere, il prete ha cercato di giustificarsi: “Non volevo dare giudizi. Penso che loro due si amassero profondamente. Ma la Chiesa non riconosce le unioni tra due persone dello stesso genere, dunque ho cercato un modo diverso per dirlo. Se avessi parlato di amore, sarei andato contro le regole ecclesiastiche. Non ho parlato di matrimonio perché in quel momento non mi interessava. Il mio compito era affidarli a Dio dopo la morte, il resto appartiene a dinamiche che sono più alte di me. L’ultima indicazione che ci resta al riguardo è quella di papa Francesco, che parlava solo di sospendere il giudizio morale su quel tipo di amore. Così ho fatto anche io“.
Nessuno ha chiesto di discutere del matrimonio o dell’unione civile di Gianni e Mario, bastava solo non mentire parlando di “amicizia”. Anche perché se ben ricordo tra i comandamenti dettati dalle divinità cattoliche c’è anche “non dire falsa testimonianza”. Se l’amore spaventa e viene censurato, ridimensionato o alterato, significa che la Chiesa ha un grandissimo problema. Direi anche di stendere un enorme velo pietoso sulla frase “quel tipo di amore”, come se si stesse parlando di un amore diverso da quello di milioni di altre coppie formate da uomo e donna.
NovarArcobaleno commenta l’omelia di Don Renzo.
Flavio Mazzolini, presidente di NovarArcobaleno, l’associazione LGBTQIA, laica, femminista ed antifascista attiva su Novara, ha commentato la vicenda e ha chiesto un dialogo con Don Renzo: “Non abbiamo voluto rispondere subito per rispettare il momento di dolore, però questa vicenda ci rattrista e ci fa riflettere molto. In questi giorni abbiamo pensato a un confronto con don Renzo da avviare nei prossimi mesi, coinvolgendo anche altre associazioni cattoliche legate alla nostra comunità, con l’obiettivo di discutere insieme sulle coppie che per la Chiesa sono invisibili. – si legge su La Stampa – Inseriremo questo importante progetto di dialogo in un calendario con altri eventi legati alle tematiche Lgbtgiat. È importante mettersi a un tavolo per discutere di come poter cambiare le cose. Noi puntiamo a contrastare un processo sistematico con cui le coppie di fatto non vengono riconosciute dalla sfera cattolica con un’opera di sensibilizzazione che coinvolga proprio quella parte, alla ricerca di un’accettazione sociale anche in termini religiosi e non solo civili“.
È davvero triste pensare che a Mario e Gianni sia stato negato un funerale in cui venisse ricordato anche il loro amore, loro che in vita si sono espressi in numerose occasioni contro le discriminazioni perpetrate ai danni della comunità LGBTQ: “Mai come oggi sentiamo che sia necessario essere di supporto alla Scomunità LGBTQ. – hanno scritto nel 2023 – Viviamo in un periodo difficile, dove sembra tutto involvere anziché progredire e includere. Questo è il momento di mostrare che l’amore è davvero qualcosa di semplice e meraviglioso, che riconoscere diritti a tutti non toglie niente a nessuno. È il momento di mostrare che le nostre vite sono meravigliose e complete a prescindere da chi si ama e che valiamo tanto e quanto gli altri”.