Cristina D’Avena e Giorgia Meloni: la polemica alimentata dalla sorella della cantante
15 Dic 2022 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti
Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni oggi compie dieci anni e per l’occasione è stata chiamata a cantare Cristina D’Avena, d’altronde il livello di chi li vota è paragonabile a quello di un bambino quindi direi che sia stata una scelta azzeccata.
Ovviamente il nome di Cristina D’Avena associato a quello di Giorgia Meloni ha fatto inorridire i più, dato che da anni la cantante si batte per la comunità LGBT+. Di recente, infatti, è stata pure ospite a Drag Race Italia in qualità di giudice d’onore.
Ho appena capito perché Cristina d’Avena il gatto lo voleva nero.
— Tommaso Zorzi (@tommaso_zorzi) December 14, 2022
Ad alimentare la polemica è stata anche Clarissa D’Avena, sorella e manager della cantante, che a Il Foglio ha dichiarato: “Cristina ha una forte simpatia per Giorgia Meloni“. Parole da cui lei stessa ha – in parte – preso le distanze.
“Cari amici, ho letto nel pomeriggio di ieri, sul web, commenti e considerazioni feroci sulla mia partecipazione alla festa di questa sera, in Piazza del Popolo a Roma. Non credo serva spiegare come mi sia sentita;
preferisco ricordare a chi mi ha giudicato, forse con un po’ troppa fretta, chi sono. Da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accolta. Nelle piazze dei paesi, nei palazzetti delle città, nei teatri, in televisione, nelle feste LGBTQ+ e anche alle Feste dell’Unità. Nei Pride e al Vaticano. E sempre e ovunque con tutto l’impegno e la gratitudine possibili. Perché le mie canzoni non desiderano altro che portare allegria e spensieratezza a chi è cresciuto con loro e a chi le canta assieme a me. Tutti, nessuno escluso”.
E ancora:
“E questo non è qualunquismo, ma libertà. Stasera, come tutte le altre, non porto ideologie, ma musica. Non mi schiero e non cambio pelle all’improvviso. Ho accolto un invito per cantare, non per militare sotto una bandiera. E se posso trasformare una polemica in qualcosa di più utile, vorrei fosse – questa – un’ottima occasione per dimostrare (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che la musica unisce, include, conforta. Ho sostenuto, e sempre sosterrò, i diritti civili e l’amore universale che dovrebbe essere alla base della crescita di ogni essere umano. Canto Pollon, i Puffi, Memole, Occhi di Gatto, Mila e Shiro. Sono inni di leggerezza e di fantasia. E di nessuna altra natura o pretesa. Vi voglio bene”.
A chiudere la polemica è stata Nina Zilli con una domanda retorica.
Che la musica unisca e sia senza frontiere è una grande verità. Che sposti ancora le masse alla John Lennon, ne dubitiamo tutti.
Quindi, che ne pensate? Cantare al LGBTQ+ e alla festa di FDI sono cose che possono convivere in un mondo falso e intollerante come il nostro? https://t.co/af5J0gX6Bf— Nina Zilli (@ninazilli) December 15, 2022