Conduttore famoso ha confessato la sua omosessualità ad un cardinale

15 Ago 2022 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

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Maria Stefania Martini nel suo nuovo libro ha raccontato di come un noto conduttore e giornalista ha confidato la sua omosessualità a suo fratello Carlo Maria Martini. L’uomo in questione è Alfonso Signorini, che diversi anni fa chiese aiuto al cardinale.

Maris Martini: “Il conduttore si confidò con mio fratello”.

“Nel mio libro «L’infanzia di un cardinale» ho citato una testimonianza di un noto conduttore. L’argomento era l’omosessualità di Signorini, che confidò a mio fratello le proprie sofferenze. Lui rispose che “saremo ricordati per quanto avremo amato”. – si legge sul Corriere – Una frase in cui non riconosco il suo stile; ma l’aveva trovata in San Giovanni della Croce, su cui stava lavorando per un ciclo di esercizi spirituali”

E quello che ha raccontato Maria Stefania è verissimo. Anni fa lo stesso conduttore del GF Vip parlò delle lettere scambiate con il cardinale scomparso nel 2012.

“Quando ho deciso, non senza profondi dissidi interiori di vivere liberamente e di non reprimere più la mia omosessualità, ho chiesto aiuto a Carlo Maria Martini. Conservo alcune sue lettere: contengono tutte un incoraggiamento a vivere con naturalezza e pienezza ciò che avevo maturato nel corso del tempo. Una testimonianza preziosa di come la Chiesa si ispiri all’accoglienza e non alla chiusura, anche in una materia tanto delicata e complessa come questa. Quando quest’anno ho sentito pronunciare da papa Francesco parole importanti come “Chi sono io per giudicare un gay?”, ho sorriso. Perché queste stesse parole “rivoluzionarie” mi erano state rivolte anni prima dall’Arcivescovo di Milano. “Alla fine della nostra esperienza terrena conterà solo quanto siamo stati capaci di amare”: l’ultima lettera che mi scrisse”.

Carlo Maria Martini: le parole sull’omosessualità.

“La sessualità è un argomento molto complesso, sul quale esiste anche un “conflitto di interpretazioni. Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili.

La buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso orientamento. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato.

Sono pronto anche ad ammettere il valore di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso. L’amicizia è sempre stata tenuta in grande onore nel mondo antico, forse più di oggi, anche se essa era per lo più intesa nell’ambito di quel superamento della sfera puramente fisica di cui ho parlato sopra, per essere un’unione di menti e di cuori. Se viene intesa anche come donazione intima, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello di vita come può esserlo una famiglia riuscita. Quest’ultima ha una grande e incontestata utilità sociale. Altri modelli di vita non lo possono essere alla stessa maniera”.

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