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Alex Britti, condannata l’ex compagna: “Lo spiava”
Anthony Festa 13/11/2025

Il Tg 1 lo scorso ottobre ha dedicato un servizio a presunte vittime (anche celebri) e supposti autori di richieste di spionaggio e tra i tanti nomi fatti c’era anche quello di un noto cantante italiano: “Osservato speciale anche Alex Britti, l’ex suocero avrebbe chiesto delle informazioni su di lui dopo la separazione da sua figlia. Il presunto dossieraggio riguardava dati sensibili, informazioni bancarie, fiscali, giudiziarie e persino sanitarie. Tra i servizi offerti c’erano anche riprese audio e video“.
A distanza di qualche settimana il cantautore romano è tornato al centro della cronaca per una vicenda simile. Ieri infatti il Tribunale di Roma ha condannato a sei mesi Nicole, ex fidanzata dell’artista, con l’accusa di interferenze illecite nella vita privata.
Secondo quanto riporta Rai News, per il giudice, la donna tre anni fa avrebbe spiato il partner in casa sua “tramite apparecchio di videoregistrazione, dotato di scheda di memoria e collegamento internet per essere controllato da remoto e così illecitamente si procurava notizie e immagini attinenti alla vita privata dell’uomo”. Alex Britti è stato rappresentato dai legali Gianluca Tognozzi e Alessia Casinelli e con la sentenza di ieri, il giudice ha anche disposto un risarcimento di seimila euro. Secondo La Repubblica “l’apparecchio di videoregistrazione” a cui ha fatto riferimento il giudice era un baby monitor, quei dispositivi che i genitori usano per controllare i neonati.
Il cantante di Oggi Sono Io ha preferito non commentare la vicenda, ma secondo quanto riportato da TgCom avrebbe solo dichiarato: “Questa è una storia brutta e complicata“.
L’intervento dell’avvocato dell’ex compagna di Alex Britti.
Diverse testate hanno riportato che Nicole avrebbe cercato di raccogliere prove per chiedere l’affido esclusivo del figlio minore, ma l’avvocato difensore della donna, Luisa De Martino, su Adnkronos ha smentito queste notizie e ha fatto delle precisazioni.
“Allo stato non si condivide il dispositivo emesso, non lo si considera giusto, ci si riserva ogni valutazione in merito alla proposizione dell’appello, una volta depositati i motivi della sentenza. Come già indicato in precedenti lettere di rettifica/replica, inviate a varie testate giornalistiche, la mia assistita precisa di non aver mai chiesto l’affido esclusivo del figlio minore, (che è stato invece avanzato dal papà nel procedimento civile di secondo grado, non accolto dalla Corte di Appello) e che la vicenda penale in questione trae semplicemente origine dalla querela presentata dal papà di suo figlio. Al di là di queste precisazioni doverose, si chiede, ancora una volta, di tutelare la privacy della mia assistita e in primis del figlio minore, evitando che si continui a ‘trattare’ tale vicenda sui giornali, ma che venga affrontata solo nelle sedi legali opportune”.








