Ragazzino di 12 anni si trucca come i suoi idoli, i Maneskin e viene aggredito da degli omofobi: “Gay schifoso”

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Da mesi una parte del parlamento (e non c’è bisogno che specifichi quale) sta tenendo in ostaggio il DDL Zan dicendo che in Italia non c’è ‘un’emergenza omofobia’ e infatti oggi vi racconto di un caso di truccofobia. Qualche giorno fa nella periferia sud di Roma un 12enne è stato aggredito solo perché indossava una borsetta a tracolla e perché aveva un po’ di trucco e smalto. Dei bulli l’hanno accerchiato ed hanno cominciato ad insultarlo: “Vergognati fr**io, sei un gay schifoso“. Le amiche del ragazzino l’hanno difeso e sono state a loro volta oggetto di offese, schiaffi e spinte.



Il racconto della madre.

Ognuno è libero di vestirsi e di essere come gli pare, invece mio figlio è stato discriminato. Era truccato come i suoi miti, i Maneskin ed è stato aggredito. Mio figlio era al parco e stava festeggiando la fine della scuola con un gruppetto di amici. Si è avvicinato un grosso gruppo di coetanei di un’altra scuola che ha iniziato a provocarli. Loro non hanno risposto allora è partito il lancio delle uova, che ha colpito mio figlio lasciandogli anche un livido, lui era da solo con 4 ragazze.

Ma la cosa brutta sono stati gli insulti a lui rivolti: Filippo ha i capelli lunghi, ama mettersi lo smalto colorato, usare l’eyeliner. Lui è affascinato dal mondo Lgbt, ha una borsetta arcobaleno, ha il suo modo di esprimersi, gli piace scrivere, disegnare. Fino a ora non abbiamo avuto problemi, ma questa volta sono arrivati insulti pesantissimi. ‘Fr***o di m*rda, gay schifoso, sei maschio o femmina’. A quel punto – poiché i ragazzi erano tanti – mio figlio forse si è sentito sopraffatto, si è allontanato.



Le ragazze che erano con lui hanno provato a difenderlo ma sono state spinte a terra e coperte di insulti. La cosa è durata per un po’. – ha raccontato la madre del ragazzino a TPI – Quando sono tornata a casa credevo che il problema fosse solo il lancio di uova, non sapevo degli insulti omofobi e sessisti. Sono tornata al parco e ho trovato un’amica di mio figlio che ancora piangeva perché era stata presa a calci“.

Il flashmob in solidarietà al ragazzino aggredito.

“Qualche giorno fa si è scritta una pagina tristissima della vita del nostro quartiere: alcuni ragazzi sono stati aggrediti verbalmente e non solo, con insulti omofobi e sessisti da loro coetanei. Era l’ultimo giorno di scuola, era una giornata di sole, ma una coltre di nubi ha coperto i loro volti e cuori innocenti”.