Maurizio Zamboni, come mai ha lasciato C’è Posta Per Te e cosa fa ora

20 Nov 2023 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Maurizio Zamboni dopo C'è Posta Per Te

Postino di C’è Posta Per Te per venti anni, ma anche tronista di Uomini e Donne e autore di Amici, Maurizio Zamboni ha lavorato per molto tempo nei programmi di Maria De Filippi. Poi nel 2019 è arrivata la decisione di lasciare la televisione e in un’intervista rilasciata a Massimo Falcioni per Tv Blog, Maurizio ha spiegato il motivo di questa scelta.

“Era la fine del 1999 e Maria De Filippi stava testando le prime consegne per una nuova trasmissione – racconta Zamboni a TvBlog – inizialmente provò con dei modelli, ma notò che davanti alle persone facevano fatica a creare una relazione, a generare empatia. Fu Maurizio Costanzo a suggerirle di chiamare qualcuno dai villaggi. C’eravamo io e Rossella Brescia. Poi in una seconda fase si aggiunse pure Walter Zenga.

La prima busta? Venni mandato al luna park dell’Eur, dovevo consegnare la posta ad una signora e si trovò subito a suo agio. Si tratta di un gesto molto delicato, perché vai a toccare l’intimità di un individuo che ha qualcosa da risolvere. Bisogna portare rispetto e pensare che si sta portando un messaggio di pace, da parte di qualcuno che vuole chiedere scusa. Devi andarci con i piedi di piombo. Maria vide il provino della consegna e lo considerò perfetto come tempi, modi e impatto. Mantenne dunque quella traccia.

Ad Amici Collaborai per un periodo, nel 2005-2006, quando il talent includeva ancora i musical. Avevo una certa esperienza figlia dei villaggi e mi occupai di quello, aiutando i ragazzi nel mettere in scena i loro lavori. Mentre C’è Posta lo lasciai nel 2019 poco prima dell’arrivo del covid. Dopo venti anni di fila sentivo di aver chiuso il cerchio. Ho preferito concentrarmi anche su altre cose”.

Maurizio Zamboni: cosa fa adesso.

“Adesso abbiamo un’agenzia di animazione. L’ho fatto assieme al mio carissimo amico Antonio Alfieri. Si chiama Anima Vera ed è attualmente il mio lavoro. Facciamo lavorare 150 ragazzi, tra estate e inverno, dai 20 anni in su. Il mio sogno sarebbe quello di aprire le porte pure ad animatori 60-70enni. Penso che il lavoro dell’animatore sia da premiare in quanto socialmente utile. Parallelamente tengo anche dei corsi di formazione sulla comunicazione. Esatto, durante l’inverno tengo lezioni sul public-speaking insieme a mia moglie. I tempi della comunicazione sono cambiati clamorosamente e l’attenzione all’ascolto è diminuita. Noi proviamo ad intervenire su quei meccanismi che mantengono viva la conversazione”.

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