La Fashion Week di Milano non è inclusiva: la denuncia di un’attivista trans plus size

28 Set 2023 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

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Sono una ragazza transgender e sono una taglia plus size, sono praticamente la nicchia della nicchia“. Con queste parole Ale Hilton, truccatrice e creator, ha denunciato il fatto di trovare la moda italiana (e in particolar modo la Fashion Week) non inclusiva. Questo né per la comunità LGBT+, né per chi veste una taglia che va al di sopra della 40 italiana.

“La moda italiana non è inclusiva […] ho osservato tutte le sfilate di questa settimana della moda milanese e devo dire che le modelle plus size si contano sulle dita di una mano. Personalmente, ho avuto poche esperienze nel mondo della moda e ho partecipato solo a pochi eventi di moda. Quando ho avuto l’opportunità di provare un abito, l’esperienza è stata sempre molto difficile perché la maggior parte delle volte non era disponibile la mia taglia. Questa esperienza non è piacevole e non ti fa sentire inclusa”.

Fashion Week di Milano non è inclusiva con la comunità LGBT+?

Come sottolineato, però, Ale Hilton si è sentita esclusa non solo a causa della propria taglia.

“Durante questa settimana ho notato una forte mancanza di presenza di personalità queer italiane. Questo mi rattrista profondamente perché la maggior parte delle persone che lavora nel dietro le quinte fa parte della mia stessa comunità. Per chi come me affronta la disforia di genere, la moda è una sorta di scudo e di barriera nei confronti del mondo esterno. La sensazione di non essere inclusi in eventi come questi non è bella, soprattutto quando si preferisce promuovere il cliché. È un peccato vedere la moda non apprezzare chi cerca di sensibilizzare sull’inclusione. Piuttosto, agli eventi vedrete persone cis taglia campionario, e la maggior parte di loro senza alcun interesse per questo settore. Non cerco riconoscimenti da parte degli altri, faccio questo per me stessa, per la mia comunità, con orgoglio e passione”.

Il caso è stato affrontato anche da L’Officiel che ha così scritto:

“È essenziale che il settore rifletta davvero la diversità del mondo reale e abbracci l’inclusione in modo autentico, piuttosto che limitarsi a vuote parole di circostanza. Inoltre, è importante notare che, nonostante l’Italia abbia una ricca comunità di attivisti e personaggi LGBTQIA+ ben noti, la loro presenza nelle passerelle e negli eventi di moda è stata notevolmente limitata. Mentre i nomi di designer e celebrità queer continuano a emergere nel panorama italiano, sembra che l’industria della moda non sia disposta a dare loro il palcoscenico che meritano”.

 

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