Disney fa mea culpa: ecco la lista dei cartoni considerati razzisti

Dopo il caso di "Via Col Vento", ecco che il politicamente corretto contagia anche Disney+

22 Ott 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Il politicamente corretto a tutti i costi ha contagiato anche Disney+ che – dopo essere stato accusato di razzismo (!) – ha fatto un mea culpa generale inserendo numerosi classici nella blacklist dei film che conterrebbero contenuti offensivi.

Secondo una revisione nata sulla scia della polemica su Via col Vento del competitor HBO Max, il portale Disney+ ha deciso di inserire un’avvertenza prima di numerosi classici sottolineando come il film in questione includesse rappresentazioni negative o trattamenti errati nei confronti di persone o culture.

Ecco cosa appare scritto con precisione:

“Questo programma include rappresentazioni negative e/o trattamenti errati nei confronti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo“.

E la lista dei cartoni con i “contenuti offensivi” è lunga, eh.

Oltre Pippo e Paperino (razzisti e misogeni) nella blacklist ci sono anche Gli Aristogatti (xenofobi), Dumbo (razzista), Lilli & Il Vagabombo (anti-asiatico), Peter Pan (ostile al multiculturalismo) e Robinson (razzista e stereotipato) e Il Libro Della Giungla (razzista).

Disney, il razzismo nei suoi cartoni

Come si legge su DavideMaggio.it, nella blacklist ci sono gli Aristogatti perché  nel cartoon c’è un gatto (Shun Gon) che “è raffigurato come una caricatura razzista dei popoli dell’Asia orientale con tratti stereotipati esagerati come occhi obliqui e denti da coniglio“. Non solo. Il felino infatti canta in un inglese “poco accentato doppiato da un attore bianco e suona il piano con le bacchette. Questa rappresentazione – si legge – rafforza lo stereotipo dell’eterno straniero“.

Il film inoltre presenta anche testi che “deridono la lingua e la cultura cinese come ‘Shanghai, Hong Kong, Egg Foo Young. Biscotto della fortuna sempre sbagliato’“. Ad alimentare gli stereotipi anti-asiatici sarebbero anche i due gatti siamesi presenti in Lilli e il Vagabondo (1955).

Ma anche Dumbo. Nel cartone animato, i corvi e il loro numero musicale “rendono omaggio agli spettacoli di menestrelli razzisti, dove artisti bianchi con facce annerite e abiti laceri imitavano e ridicolizzavano gli africani schiavizzati nelle piantagioni meridionali“.

In Peter Pan, invece, i nativi indiani sarebbero rappresentati “in ​​un modo stereotipato che non riflette né la diversità dei popoli nativi né le loro autentiche tradizioni culturali“. Anche il fatto che Peter e i ragazzi perduti si dedicano alla danza “indossando copricapi esagerati” viene considerata una forma di derisione della cultura dei nativi.

In Robinson nell’isola dei corsari (Swiss Family Robinson), invece, i pirati “sono descritti come una minaccia straniera stereotipata“. Secondo la commissione arruolata da Disney, erano scorretti pure l’abbigliamento dei suddetti corsari – esagerato e impreciso – e il loro linguaggio, riprodotto come indecifrabile: una “rappresentazione singolare e razzista dei popoli asiatici e mediorientali“.

Nel mirino anche Il libro della giungla (1967), dove Re Luigi è rappresentato come un orango con scarse capacità linguistiche, che canta in uno stile jazz Dixieland e viene mostrato come pigro. Il personaggio sarebbe una caricatura razzista degli afroamericani.

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