Alessandro Borghi sarà Rocco Siffredi: i segreti delle scene più forti

Categorie: Cinema

Se in Spagna Martino Rivas ha interpretato Nacho Vidal nel telefilm ‘Nacho‘, in Italia Alessandro Borghi sarà Rocco Siffredi in una nuova serie Netflix. Per vestire al meglio i panni del divo, l’attore romano ha passato diversi giorni insieme a lui in Ungheria. Più di tre mesi di lavoro e almeno 50 scene da ‘bollino rosso’: “Abbiamo girato per quasi 100 giorni e ci sono state decine di scene spinte, più di 50. Ho accettato di fare questo progetto perché non sono un bigotto, mi piaceva la cosa e inoltre in Italia interpretare questo ruolo è un bel modo per litigare con tanta gente“.



Alessandro Borghi e i retroscena sulle scene più forti.

L’attore di Suburra in una lunga chiacchierata con Gianluca Gazzoli nel podcast BSMT ha svelato quello che accade prima e durante le scene più intime con gli altri attori e attrici.



“Girarlo è stato abbastanza difficile, ma è stato molto bello. Un viaggio nella vita di Rocco che è diventato un amico e lo stesso Rosa. Loro mi hanno aperto le porte. Mi ha detto molto più di quello che immaginavo. L’idea che avevo di lui non c’entrava nulla con la sua essenza reale. – ha continuato Alessandro Borghi – Tutti mi chiedono ‘perché hai accettato di interpretare Rocco?’. E io rispondo sempre ‘ma perché nessuno mi ha chiesto come mai ho accettato di fare Aureliano che era uno che sparava a tutti?’.

Come si fanno le scene più intime? Intanto si spera di essere fortunati e incontrare colleghi che hanno la stessa gestione e idee di certe cose. Il rischio più grande è che sia tra donna e uomo, che tra uomo e uomo o donna e donna, sul set potrebbe accadere che una cosa che tu metti in scena potrebbe essere fraintesa come un qualcosa che vuoi tu persona e non che fa il personaggio.



Tu ti muovi e magari l’altro pensa ‘perché fa questo, che vuole fare? Mi vuole dire qualcosa?’. Bisogna sfuggire da quello. Io infatti per scappare da quello ci parlo prima. Quindi o dici ‘io ci sto a provà e mi piaci anche nella vita’. Oppure dici ‘tutto quello che farò non sono io, ma il personaggio e lo fa a favore del racconto. Non sentirti minacciato o infastidito’. Così capisci fino a dove ti puoi spingere a favore del racconto. Direi che è una cosa delicata, ma che dopo aver parlato diventa più semplice. Il tipo di affinità anche da quel punto di vista è alla base di tutto”.